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Belle arti e brutto guaio. Roma, stoppato lo stadio – FOTO

A pochi giorni dalla conclusione della Conferenza di servizi spunta un vincolo della Soprintendenza sull’ippodromo: «Niente impianto lì»

Redazione

Ultimo stadio, forse ci siamo davvero arrivati. Perché alla fine di un’altra giornata di passione a Cinque stelle, arriva un colpo durissimo, che stavolta mette davvero a repentaglio il buon esito del progetto Tor di Valle, scrive Alessandro Catapano su "La Gazzetta dello Sport". «In quell’area lo stadio non si può fare». Non lo dice l’ex assessore all’Urbanistica Berdini, ma la Soprintendenza archeologica del Comune di Roma, che ieri ha comunicato a sindaca, Regione e società proprietaria del terreno, la Eurnova di Luca Parnasi, «di aver avviato il procedimento di dichiarazione di interesse particolarmente importante del manufatto» e – sta scritto nel documento ufficiale – «il contestuale avvio del procedimento per la prescrizione di misure di tutela indiretta».

Il «manufatto» è il celebre ippodromo, inaugurato nel 1959, un gioiello architettonico, in particolare la tribuna; le «prescrizioni di tutela indiretta», invece, le spiega il documento poco più avanti: «L’area dovrà essere lasciata libera da ogni opera in elevato – scrive il Soprintendente architetto Margherita Eichberg –, tranne che nella zona degli attuali manufatti, dove le altezze di eventuali opere non dovranno superare quella delle esistenti». Tradotto: dove non c’è nulla non si può costruire nulla; dove c’è la tribuna al massimo se ne può tirare su una uguale. Ergo, dove lo piazziamo lo stadio della Roma? Perché è proprio l’impianto calcistico, prima che tutto il resto, ad essere messo in discussione.

C’è da chiedersi perché questo parere arrivi e venga diffuso solo ora, a pochi giorni dalla conclusione della Conferenza di servizi, a due anni e due mesi dall’approvazione della delibera di pubblica utilità e ad almeno tre dall’invio del primo studio di fattibilità. Un lungo arco temporale in cui i soggetti proponenti, Roma e costruttore, hanno tirato fuori complessivamente circa 60 milioni di euro. Cosa succederà ora? La Soprintendenza non lascia spazio a dubbi. «Il vincolo è ineludibile», dice il Mibact. Per questo, è probabile che la Conferenza prenderà atto dell’avvio della procedura e, conseguentemente, non darà parere favorevole al progetto. E pure se ignorasse la comunicazione della Soprintendenza, una volta conclusa la procedura non potrebbe non tenerne conto. Però, Roma e Parnasi non si arrendono. Spazi per l’ulteriore proroga di un mese? Sarebbe già qualcosa. Una causa multimilionaria? Chissà.