rassegna stampa

Bandiere a San Siro: Maldini e Totti, il duello più bello non finisce mai

Tante volte avversari sul campo, domani il loro primo Milan-Roma da dirigenti: una storia epica

Redazione

La prima volta che s’incrociarono in Serie A segnò Paolo Maldini, l’ultima volta Francesco Totti. Un modo gentile e onesto per incorniciare 15 anni di storia condivisa, sempre con la stessa maglia. Domani sera a San Siro si affronteranno da dirigenti per la prima volta. Guardateli come due monumenti, il Duomo e il Colosseo del calcio. Piantati accanto così a lungo, hanno finito per conoscersi, per stimarsi e per volersi bene anche senza un’amicizia praticata.

In 15 anni di incroci: battaglie, gol, scudetti. Maldini riassume: "Francesco usava molto il corpo. Era forte e si faceva fare tanti falli. Qualche volta mi ha fatto arrabbiare". Totti: "Contro Paolo dovevi essere al massimo o non te la faceva vedere. Da giovane mi faceva paura solo guardarlo". Paolo, si legge su 'La Gazzetta dello Sport', nel Milan ha vinto molto di più. E Totti, fosse passato al Milan... Ma Berlusconi troncò l’ipotesi: "Le bandiere non si comprano". Costano voti. Ma pure Maldini ha qualcosa da invidiare all’amico: il Mondiale 2006. Insieme vissero da protagonisti, l’incubo nippo-coreano del 2002: Totti espulso dal vergognoso arbitro Moreno. Maldini troppo vicino al perugino Ahn quando segna il golden goal che ci manda a casa. Ma più dei trofei, a smarcare uno dall’altro, è l’interpretazione del ruolo di bandiera. Totti si è concesso alla Roma e al suo popolo senza condizioni. E’ stato un dio che ha regalato le sue carni. Si è negato trionfi e ingaggi superiori altrove. E il giorno in cui Spalletti gli negò l’ultima passerella a San Siro, la stessa curva che aveva sfregiato Maldini espose lo striscione: "La Sud rende omaggio al rivale Francesco". Un minuto dopo l'addio, senza concedersi uno stacco, Totti ha accettato un ruolo dirigenziale senza pretendere troppe garanzie. Ancora esposto, in giacca. Maldini no. Paolo è stato una grande bandiera del Milan, ma senza mai smettere di esserlo di se stesso. Ha difeso la sua immagine e la sua privacy. Ha protetto i figli calciatori; Adriana, ex modella, è rimasta fuori scena. Non si è mai fatto strumentalizzare dalla curva. Dopo l’addio, solo adesso ha sposato un progetto di Milan che lo convince, pretendendo un ruolo di grande operatività e poca rappresentanza. Per questo probabilmente domani a San Siro vedrete sul volto di Totti la solita annoiata malinconia di un dio e negli occhi di Maldini l’allegria di un uomo al lavoro.