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La Gazzetta dello Sport

Azzurro a due facce. La crisi di Zaniolo, il volo di Cristante: ora c’è la cura Mou

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Ritrovano la Roma per lo sprint finale dopo vicende alterne vissute con la Nazionale

Redazione

Azzurro tenebra e azzurro lucente. Così sono tornati a Trigoria i due simboli della notte turca della Nazionale, scrive Massimo Cecchini su La Gazzetta dello Sport. L’altalena nelle prestazioni ha messo in vetrina Nicolò Zaniolo e Bryan Cristante, che riabbracciano la Roma con stati d’animo assai diversi. L’attaccante ha vissuto un’altra giornata no, mentre il centrocampista – autore di un gol – ha fatto addirittura crescere i rimpianti per il suo mancato utilizzo contro la Macedonia del Nord, quando l’Italia di Mancini ha inaspettatamente detto addio al sogno mondiale.  Proprio il commissario tecnico, a fine partita, ha sottolineato alcune delle carenze che Zaniolo ha rivelato in azzurro. "Deve imparare a giocare di più con i compagni", ha detto il ct, aggiungendo comunque come il tempo sia sempre e solo dalla parte di Nicolò, che lui ha virtualmente scoperto, convocandolo in Nazionale quando non aveva ancora esordito nella Roma, dove peraltro si era già conquistato la stima di Eusebio Di Francesco. Altri tempi. In quei giorni il vento sembrava spirare solo alle spalle del ragazzo mentre adesso la crisi sembra evidente, e non solo dal punto di vista fisico. Inutile nasconderlo: il fatto che José Mourinho abbia messo in panchina il talento giallorosso nel derby e ne sia stato ripagato forse dalla migliore prestazione dell’anno da parte della squadra, ha avuto un effetto ambivalente nell’animo del ragazzo. Il problema, però, potrebbe avere anche risvolti psicologici. Non è un caso che la società abbia proposto a Nicolò anche l’utilizzo di un “mental coach” che lo aiuti, ma per adesso il rifiuto è stato netto, anche se tanti dei più grandi campioni dello sport in genere e del calcio in particolare lo adoperino con ottimi risultati. Discorso quasi opposto quello che riguarda Cristante. Il centrocampista è sempre più leader sia in campo che nello spogliatoio. Non è un caso che nei diversi sistemi tattici in cui è stato collocato, abbia trovato sempre adattabilità. Da centrale difensivo a frangiflutti davanti alla difesa, da mezzala a trequartista, nei suoi anni di Roma si sta dimostrando sempre insostituibile, cosa certificata dalle sue 155 presenze complessive. Insomma, non sorprende che il c.t. Mancini lo abbia prima voluto sia nel gruppo dei campioni d’Europa (suo l’assist a Bonucci nella finale contro l’Inghilterra), sia nella rosa della ricostruzione dopo l’addio al Mondiale.