L’altra sera a Genova una boccata di aria fresca ha permesso alla Roma di agguantare in extremis il pareggio. È stato Mirko Antonucci l’uomo-chiave dell’1-1: più di Dzeko che l’ha buttata dentro, scrive Paolo Condò su "La Gazzetta dello Sport". Il segreto è stato un ragazzo di 18 anni mandato in campo da Di Francesco per disperazione: infortunati El Shaarawy e Perotti, spesi sino a consunzione Defrel e Under, per non cambiare modulo restavano Gerson e appunto l’attaccante della Primavera. Il quale, dopo aver fallito una buona opportunità perché Dzeko gli si è piazzato davanti, al 91’ ha pensato bene di spedire al centro un cross al volo. Un bel sinistro che ha fatto saltare in anticipo Ferrari, liberando così Dzeko alla deviazione vincente. Una giocata da debuttante di classe, di quelli decisi a far vedere di cosa sono capaci.
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Avanti con i giovani: bravo Antonucci
Mercoledì sera a Genova il giovane giallorosso si è messo in mostra con una giocata da debuttante di classe, di quelli decisi a far vedere di cosa sono capaci
Antonucci è un ragazzo di cui si parla da un po’, nel circuito del calcio giovanile. Come si parla di Pellegri, di Cutrone, di Bastoni o di Pinamonti. Anche i giovani ai quali si predice un futuro da campioni stanno giocando poco, ed è un peccato perché una volta concluso il percorso nel vivaio soltanto la competizione ti permette di non interrompere la crescita. Par di capire che chiunque vinca l’elezione alla presidenza federale, dalla prossima stagione vedremo la novità delle seconde squadre in Lega Pro. Un passo in avanti utile, ma non esaustivo per i potenziali fuoriclasse. Quelli devono giocare subito in Serie A, come succedeva quando le rose erano composte da 18 professionisti, e se qualcuno si infortunava veniva chiamato il Primavera corrispondente (nel ruolo).
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