Non sempre l’attesa è un segnale di immobilismo o negativo, scrive Andrea Di Caro su La Gazzetta dello Sport. La Roma dei Friedkin e del gm Pinto in questi due anni ha fatto tantissimo. Ha portato a Roma un top coach di livello mondiale, Mourinho, e ha vinto una Coppa che mancava da 61 anni, riuscendo a correggere tanti errori del passato e a dare una prima importante sforbiciata ai costi. Il monte ingaggi è diminuito da 134 a 105 milioni. Ci si è liberati di giocatori che da anni erano fuori gioco (da Fazio a Pastore). Lo scorso luglio nel primo giorno di raduno la Roma contava 26 giocatori aggregati con Mourinho e 35 fuori dal progetto da sistemare. Avete letto bene 35, tra big e giovani. Quest’anno si è scesi a 14, e si conta per fine mercato di azzerare il numero. Si è lavorato sulle strutture e sugli staff. Si è portato avanti un progetto sulle giovanili avvicinando la Primavera alla prima squadra e molti ragazzi sono entrati in pianta stabile nella rosa di Mou.
La Gazzetta dello Sport
Aspettare a volte è giusto perché il club e Pinto meritano fiducia
Non accadeva dai tempi di Totti e De Rossi, i due totem che si erano lasciati male con la vecchia proprietà e che invece la nuova ha riportato stabilmente all’Olimpico, soprattutto il Capitano. Sono stati ceduti definitivamente giocatori che si temeva restassero ancora a libro paga fino a fine contratto. Il prossimo dovrebbe essere Bianda: lo ricordate? Pagato 6 milioni, mai sbocciato. A questo lavoro di sfoltimento si aggiunge il lavoro di aggiunta. Perso Mkhitaryan che si è messo lecitamente all’asta senza alcun romanticismo, è stato preso un big europeo come Matic. Celik è a un passo e completerà la coppia di esterni a destra. Se il Sassuolo darà a Frattesi la sua valutazione reale dopo un anno positivo di A (23-25 milioni), verrà preso anche lui.
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