Caro Leonardo Spinazzola, con questa mia voglio trasmetterle il mio più affettuoso incoraggiamento per un rapido e felice ritorno in campo. Nelle settimane successive - scrive Luigi Garlando in una lettera pubblicata su 'Sportweek', settimanale de 'La Gazzetta dello Sport' - allo 0-0 di Belfast, cioè al mancato approdo diretto al Mondiale del Qatar, lei è stato uno dei migliori pensieri di consolazione: "Si, ma ora torna Spinazzola…" Lei è stato il più credibile assist alla speranza per il ricordo del suo meraviglioso Europeo. Fino allo sgambetto infame della sorte, lei era di gran lunga il migliore azzurro, la nostra arma proibita: tutti in bici e lei in motorino sulla fascia, imprendibile. Ma non solo. Lei giocava col sorriso. Non c'è stato giocatore all'Europeo che abbia sorriso più di lei. Sorrideva dopo un buon cross, ma anche se lo sbagliava. E ritornava in difesa sorridendo.
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Aspettando il sorriso di Spina
All'Europeo, quando era il migliore (e il più gioioso) dei nostri, il crac. Ora che il suo recupero si allunga, in bocca al lupo a Spinazzola: ci vediamo al Mondiale
Senza quel sorriso non abbiamo battuto una volta la Svizzera e non abbiamo fatto un solo gol all'Irlanda del Nord. Quanti infortuni ha avuto in carriera? Sembra una maledizione: "Leonardo, sarai felice, ma il tempo di una rosa. Sorriderai tra un infortunio e l'altro". Le rose sono usatissime negli incantesimi delle fiabe. Pensi alla Bella e alla Bestia. Tutti non la chiamano Spina? Non c'è rosa senza Spina. Ma da qualche parte, sotto una campana di vetro, c'è la rosa che servirà a spezzare l'incantesimo. Lo spezzerà l'affetto della gente che la spingerà fino al Mondiale. È là che l'aspettiamo, in Qatar, per essere ciò che è stato Fabio Grosso nel 2006.
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