De Rossi se ne va con gli occhi pieni di passato e presente. La Roma è dentro, ma stavolta anche dietro. Eppure anche in questo vuoto da riempire c’è bellezza, così come nelle contraddizioni, del suo essere se stesso a volte a scapito del buon senso e del "bon ton", pur avendo l’enorme forza di chiedere scusa. E se i sessantamila in lacrime dell’Olimpico fossero un tribunale che dovesse decidere sui suoi 18 anni di Roma, il capitano di questi giorni tristi non solo sarebbe assolto, ma sarebbe nominato imperatore di un popolo orfano di una leadership riconosciuta, scrive Cecchini su La Gazzetta dello Sport.
rassegna stampa
Arrivederci capitano. “Siamo tutti DDR”. Cori, scritte, pianti. Roma saluta il suo eroe
Olimpico commosso per l’addio di Daniele. Conti e Totti in lacrime. Pallotta contestato
Daniele bacia la maglia per un arrivederci che vorrebbe fosse infinito. Ha capito tutto, perché sa bene come nella vita ciò che è più difficile è trovare la linea d’ombra che demarca il confine non tra bene e male, ma fra quello che è funzionale o non lo è. Ma adesso la ragione deve tacere, tocca solo alle labbra aprirsi e cantare "Daniele De Rossi ee oo". "Ci hai rappresentato in campo per 18 anni - recita la coreografia della Sud -. Da oggi la tua curva rappresenterà te per sempre. Siamo tutti DDR". Ed è così vero che a ogni tocco di palla del capitano tutto lo stadio applaude. Alla fine, dopo la vittoria sul Parma, tutti indossano la maglia numero 16 e De Rossi e si schierano davanti alla tribuna, mentre un dirigibile bianco con la scritta "DDR" entra in campo. Sul maxischermo scorrono le immagini di un pizzico di storia di Daniele, siamo ai titoli di coda. Entrano Sara, Olivia, Gaia e Noah, l’unico che saltella felice. Offrono a tutti gli ombrelli ma loro dicono di no e fanno il giro di campo sotto la pioggia, mentre Daniele raccoglie una sciarpa e se la mette intorno al collo. È il tempo dei saluti sfiorando le mani dei tifosi fino all’arrivo sotto la Sud, quando il capitano s’inginocchia e bacia per terra. Totti, in lacrime insieme a Conti, ha re-indossato la fascia quando ha detto:"È un giorno triste. Io e Daniele abbiamo portato Roma sul tetto del mondo". Adesso invece è parecchio più in basso. Chissà, forse anche per questo Pallotta aveva scritto: "Potrà tornare quando vuole". L’impressione è che De Rossi lo farà, e il suo posto sarà ancora una volta da leader, stavolta in panchina, come il suo destino sembra assegnargli da sempre. Ma ora è presto per quasi tutto, se non per ricordare il suo credo laico.
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