rassegna stampa

Aquilani: “La Fiorentina mi ricorda la mia prima Roma. De Rossi resterà. Forse è più facile che vada via Zeman”

(Gazzetta dello Sport ) Viola no limits. Del resto con un «Aeroplanino» ed un’ «Aquila», volare, si può. «Qui possiamo creare qualcosa di importante – ammette Alberto Aquilani -. Con il nostro gioco e la giusta umiltà, non...

Redazione

(Gazzetta dello Sport ) Viola no limits. Del resto con un «Aeroplanino» ed un' «Aquila», volare, si può. «Qui possiamo creare qualcosa di importante - ammette Alberto Aquilani -. Con il nostro gioco e la giusta umiltà, non dobbiamo porci limiti». Intanto domani vi presentate a San Siro da favoriti. Lo dice la classifica.

«Non scherziamo, il Milan è sempre il Milan. Hanno giocatori abituati a questo tipo di gare e sanno gestire la pressione. Il ragionamento da fare, semmai, è un altro».

Prego.

«Dobbiamo imporre il nostro gioco. Sappiamo fare questo, senza snaturarci. Pur tenendo i piedi per terra e portando il massimo rispetto».

Nessuno più di lei può dirci quanto è cambiato il Milan rispetto alla passata stagione.

«Lo scorso anno, a mio avviso, era la squadra migliore. Mi "rode" non aver vinto lo scudetto, avevamo 7 punti di vantaggio. Ora sono dovuti ripartire da zero. La più forte, adesso, è la Juve. Merito dei giocatori e dell' allenatore».

Pronto a tornare titolare nella «sua» partita?

«Ci spero. Ma verso il Milan non ho alcuno spirito di rivalsa o vendetta. Mi hanno trattato bene e parlato con chiarezza. Senza l' infortunio alla caviglia sarei rimasto lì, a Natale avevo 18 presenze. Altre sette e sarei stato riscattato. Adesso però sono a Firenze, una scelta felicissima: perfetta per le mie caratteristiche. E dopo tanto girovagare spero di rimanerci a lungo».

Montolivo la pensava diversamente.

«Non ho parlato di questo con Riccardo, avrà avuto i suoi motivi. Posso dire solo che qui c'è da divertirsi».

E poi la Fiorentina era nel suo destino.

«Vero. Dall'esordio con la Triestina al mio ritorno dopo l'infortunio con la maglia del Liverpool, c'è stato sempre il viola di mezzo».

E ad «Anfield» conobbe Andrea Della Valle?

«Esatto, gli diedi la mia maglia: quella per la Fiorentina fu una vittoria storica (vittoria e primo posto nel girone Champions, ndr.). Adesso sono rimasto colpito dalla sua partecipazione a 360 gradi verso la squadra. È stata una gran bella scoperta».

Un'altra bella scoperta è il Montella-allenatore, se l'aspettava?

«Premessa: non credevo diventasse subito così bravo. Però eravamo compagni di squadra e vedevo che aveva qualcosa di diverso rispetto agli altri giocatori. Per come ragionava e per i modi di fare. È un tecnico molto attento ai particolari ed anche il suo staff è di grande valore».

Tornando a domani, mancherà Jovetic. Preoccupati?

«No, semmai dispiaciuti. È una perdita importante. I sostituti saranno comunque all'altezza».

Jovetic può crescere ancora?

«Indubbiamente. Stevan ha colpi da fuoriclasse vero. È già fortissimo, ma ha margini di miglioramento ancora ampi».

Chi toglierebbe al Milan?

«Scontato, El Shaarawy».

A questa Fiorentina mancano le reti dei centrocampisti, per molti ora tocca a lei. Pronto?

«Nelle mie caratteristiche ci sono corsa e gol. Spero di dare un contributo, sono qui anche per questo».

Intanto si è preso la maglia numero 10: bella responsabilità qui, lo sa?

«Sapeste quanto me l'hanno fatta pesare (ride). Mi dicevano: "Lascia perdere, prendi un altro numero". In passato però non la potevo manco chiedere: tra Totti, Del Piero e Seedorf non era il caso. Non ci ho pensato nemmeno un attimo, bella responsabilità, mi piace».

Chi le ricorda questa Fiorentina?

«La mia prima Roma, non solo perché alcuni interpreti sono gli stessi, come il d.s. Pradé. Ho scelto Firenze anche per lui».

Argomento serio. Preoccupato dalla sua tendenza ad infortunarsi così spesso?

«Lo sapevo, facciamo chiarezza. Quando ero alla Juve disputai 33 partite. Ne saltai pochissime, e sa cosa dicevano? Che ero sempre rotto! La verità è un'altra, anche se questa etichetta ormai non me la toglierò più di dosso».

Ci provi.

«Io pago un solo infortunio molto grave. Il resto è nella media per un calciatore. Quello alla caviglia. Sbagliai ai tempi della Roma, non dovevo arrivare fino al punto di essere costretto ad operarmi. Dovevo curare meglio alcuni aspetti della "macchina", invece iniziò un calvario allucinante».

A proposito di Roma, domani c'è il derby. Potrebbe essere l'ultimo per De Rossi?

«Discorso delicato, la mia sensazione è che Daniele rimanga. Forse è più facile cambi l'allenatore. Visto che, come tutti i tecnici, dipende dai risultati. Comunque mai dire mai».

Quali sono i suoi giocatori di riferimento?

«Da piccolo Giannini, poi Gerrard. Adesso quelli del Barcellona. Prima tutti giocavano a pallate, loro hanno fatto vedere che con il bel calcio si può vincere».

Come voi?

«Già, come noi».