rassegna stampa

Amadei, quante lacrime De Sisti: “Uomo puro”

(Gazzetta dello Spport – A.Spalla) Da uomo semplice, forse, avrebbe preferito salutare tutti nella «sua Capocroce».

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(Gazzetta dello Spport - A.Spalla)Da uomo semplice, forse, avrebbe preferito salutare tutti nella «sua Capocroce». Finché le forze gliel’hanno permesso, ha pregato lì: nella prima chiesa che si incrocia arrivando da Roma e l’ultima a lasciarsi alle spalle prima di andarsene da Frascati. Una chiesa in bilico fra Capitale e provincia, sopravvissuta alle difficoltà proprio come Amadei. Ieri, però, la sua grandezza e l’affetto di tante persone (1500 circa) ha «imposto» che i funerali fossero celebrati nella Cattedrale di San Pietro. Fra i banchi, ad ascoltare Don Raffello, c’erano compagni di una vita e istituzioni sportive: Giancarlo Abete e Antonello Valentini per la Figc; Italo Zanzi e Antonio Tempestilli per la Roma; gli amici Giacomo Losi, Luciano Tessari, Giancarlo De Sisti e Luciano Comaschi. Insieme a loro molta gente comune: anziani orfani di un riferimento e giovani rimasti senza un esempio. Perché come ricorda De Sisti: «Amadei è stato un tramite fra le generazioni. Una persona capace di lasciare il segno per la sua purezza».

RICORDI E SILENZI  Dall’altare il parroco invita i ragazzi a «non rivolgere lo sguardo solo alla gloria raggiunta da Amadei, ma soprattutto alla strada da lui percorsa con fatica». Giacomo Losi, commosso, si carica il feretro e il dolore del ricordo: «Ci vedemmo per l’ultima volta alle vecchie glorie 5 mesi fa. Ora sarei felicissimo se gli dedicassero il Campo Testaccio, perché Amadei rappresenta la storia della Roma». Poi, riferendosi al degrado dell’impianto, critica: «Siamo arrivati a questa situazione perché ci siamo dimenticati della storia dei nostri colori». Tessari, invece, lo ricorda per «la grande lealtà, un giocatore orgoglioso di appartenere a una squadra, non come alcuni calciatori moderni». Il presidente Abete, prima delle condoglianze alla famiglia, afferma con amarezza: «Purtroppo sono campioni che non tornano più». L’ultimo saluto, il più toccante, è quello delle nipoti, che amava chiamare «le sue fringuelle». Il carro sfila fra lo striscione «Roma è fiera di te» e l’applauso della piazza. Poi il silenzio. Lo stesso che si osserverà in suo onore nel prossimo turno di campionato di Serie A.