Quando una squadra riscopre il piacere di giocare, le paroline magiche sulla bocca di tutti protagonisti, a fine gara, sono sempre le stesse. "Mi diverto". "Ci divertiamo". "Siamo tutti felici". Un po’ come tornare bambini scrive Alessio D'Urso su La Gazzetta dello Sport Un po’ come sognare ad occhi aperti. Da quando Daniele De Rossi ha preso in mano la Roma, tra i suoi giocatori si è diffusa un’idea di bellezza legata alla qualità del gioco. Proprio l’aspetto fondamentale da cui l’allenatore riparte verso la sfida di stasera con la Fiorentina al Franchi, dove si ritroverà di fronte l’altro giochista per eccellenza del campionato, Vincenzo Italiano, un ex cervellone di centrocampo che, come DDR, porta avanti la stessa filosofia di calcio, intrisa di dominio, fraseggio, intensità e baricentro alto. E così, dopo dieci gare e una sola sconfitta (contro l’Inter che nel 2024 ha vinto sempre), De Rossi va a caccia di punti pesanti per mettere in cassaforte la Champions alla media di 2,6 punti a partita, una marcia da scudetto che fa della Roma la vera sorpresa degli ultimi 50 giorni in Serie A. Una poderosa macchina da gioco che si esalta dal centrocampo in su, con quei tre davanti, Dybala (otto reti nelle ultime otto gare disputate, un gol ogni 89 minuti), Lukaku e El Shaarawy, che possono in qualsiasi momento sparigliare le carte degli avversari. Ventisei sono i gol segnati nella gestione del tecnico subentrato a José Mourinho (2,6 a partita), a riprova della chiara propensione offensiva della Roma. Numeri da capogiro, che acquisiscono ancor più valore se paragonati peraltro con il resto d’Europa: solo Liverpool (36), Arsenal (31) e Manchester City (27) hanno segnato di più tra i club dei top cinque campionati dal 16 gennaio, giorno in cui DDR è diventato allenatore giallorosso. Nelle ultime dieci partite, in particolare, Arsenal e Liverpool hanno messo a segno rispettivamente 32 (3,2 gol a partita) e 31 reti (3,1), mentre il City è a quota 26, gli stessi della Roma.
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DDR meriterebbe di firmare subito il rinnovo. Anche perché sono tanti gli estimatori del giovane allenatore in giro per l’Europa. Proprio la sfida con Italiano, al quale De Rossi contese la panchina viola del 2020 (fu il presidente Rocco Commisso alla fine a far saltare l’accordo), può decidere il futuro dell’uomo simbolo della Roma. Che ha, tra i suoi principali meriti, quello di aver riportato il sorriso e l’allegria tra i suoi giocatori.
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