rassegna stampa

Al PSG il faIr play interessa poco e platini deve usare la diplomazia

(Gazzetta dello Sport – A.Schianchi) Leonardo se ne va in giro per l’Europa a far la spesa con la valigetta riempita dai soldi dello sceicco, e le altre big d’Europa drizzano le antenne.

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(Gazzetta dello Sport - A.Schianchi)Leonardo se ne va in giro per l’Europa a far la spesa con la valigetta riempita dai soldi dello sceicco, e le altre big d’Europa drizzano le antenne. Gira voce che ai piani alti del Palazzo Uefa di Nyon siano arrivate telefonate di lamentele: il Real Madrid, il Barcellona, il Bayern Monaco e anche altri club sono piuttosto preoccupati per l’atteggiamento del Paris Saint Germain sul mercato. E il fair play finanziario che fine ha fatto?, si domandano in Spagna, in Germania e pure in Italia e in Inghilterra dove gli arabi del Manchester City non scherzano, accumulano debiti e continuano a spendere.

Il fair play finanziario, cavallo di battaglia del presidente Uefa Michel Platini, obbliga le società europee a contenere le perdite negli esercizi di bilancio che vanno dal 2012 al 2014 entro i 45 milioni di euro, e a ridurle nel triennio 2015-2017 in un massimo di 30 milioni di euro. Dal 2018 in poi saranno consentiti debiti fino a un massimo di 5 milioni di euro. Inutile dire che il Psg e il Manchester City sono già andati oltre questi parametri. E pare non abbiano intenzione di invertire la tendenza: Leonardo sta conducendo una vera e propria campagna napoleonica: preso Cavani, gli altri obiettivi si chiamano Hernanes e De Rossi. Al neoallenatore Laurent Blanc verrà affidata una squadra che avrà l’obbligo di rivincere il campionato e, soprattutto, di puntare almeno alle semifinali di Champions League. Lo sceicco del Qatar non scherza: vuole tutto e subito, e per averlo è disposto a qualsiasi follia economica. A lui, del fair play poco interessa. E poi le sanzioni Uefa, per quei club che avranno un decifit superiore ai 45 milioni, scatteranno soltanto dal maggio 2014. C’è tempo, insomma. E la Qatar Tourism, anche per questa stagione, garantisce una (finta) sponsorizzazione da 150 milioni, tre volte superiore alla media europea: che l’Uefa indaghi pure, intanto gli arabi spendono.

Il presidente Platini è tra due fuochi: da una parte difende il «suo» fair play finanziario e dall’altra non vuole inimicarsi il Psg, che è il simbolo della Francia calcistica. Interverrà, a tempo debito e con la necessaria diplomazia. Nel frattempo le altre big d’Europa chiedono che le regole vengano rispettate e che la partita non sia «drogata» da un’eccessiva immissione di denaro. Non che, quanto a debiti, Real Madrid e Barcellona siano esempi da seguire: le «perdite» superano di gran lunga i ricavi, nonostante questi ultimi siano tra i primi del continente. C’è da scommettere che una soluzione condivisa verrà trovata prima della scadenza di maggio 2014: Platini non si lascerà scippare l’idea del fair play finanziario.

E comunque, al di là di ogni polemica e di ogni furberia per aggirare il problema, resta un dato di fatto: il Bayern Monaco non è solo la squadra che ha conquistato l’ultima Champions League, ma è anche quella che ha un perfetto bilancio «spese-ricavi», frutto di anni di lavoro e di investimenti mirati. Ciò significa che non bastano i milioni per vincere, servono i progetti. Economici e, soprattutto, sportivi. Perché, alla fine di ogni discorso, c’è una certezza: il calcio è uno sport, si gioca su un prato verde e non in Borsa.