rassegna stampa

Addio Ciarrapico: con lui esordì Totti

Scomparso ieri a 85 anni, guidò il club dal ’91 al ’93. Lo prese dopo la morte di Viola, rischiò il fallimento

Redazione

Quando evase dalla clinica in cui era ricoverato e in pigiama si presentò negli spogliatoi dell’Olimpico per complimentarsi con i giocatori che avevano appena battuto il Milan stellare di Capello. O quando nei giorni tristissimi di fine impero svuotò pure i frigoriferi di Trigoria, portandosi via chili di gelato. È una storia di aneddoti, alcuni anche gustosi, altri soltanto miseri, quella di Giuseppe Ciarrapico alla presidenza della Roma. Re delle acque minerali, proprietario di cliniche private, padrone del celebre Bar Rosati di piazza del Popolo, editore di provincia, parlamentare. Per due brevi stagioni presidente dell’Associazione sportiva Roma. Scomparso ieri all’età di 85 anni, il Ciarra balzò agli onori della cronaca quando, fine aprile del 1991, sotto la sua "stella" Berlusconi e De Benedetti firmarono il lodo Mondadori. Il Divo Giulio lo aveva appena convinto a rilevare la Roma rimasta orfana di Dino Viola, strappandola dalle grinfie del re del grano Pasquale Casillo. Costo dell’operazione: dieci miliardi delle vecchie lire. Come scrive Alessandro Catapano su La Gazzetta dello Sport, la prima uscita pubblica da presidente fu una sequenza di gaffe. La più memorabile, quando appena messo piede a Trigoria chiese scusa perché pensava di trovare Dino Zoff in porta. Il primo atto da presidente, invece, fu un gesto di cavalleria. Il 9 giugno 1991, a Genova, concesse a Donna Flora, vedova di Viola, di sollevare al cielo la Coppa Italia appena conquistata. I tifosi non lo sapevano, ma quella sera la Roma di Ciarrapico aveva già raggiunto il suo apice. Da allora, iniziò una discesa che nemmeno due anni dopo avrebbe pericolosamente spinto la società verso il fallimento, salvata in extremis dal duo Sensi-Mezzaroma. Chi arrivò dopo di lui, ha raccontato di aver trovato a Trigoria uno scenario post-bellico, con giusto un paio di croste lasciate alle pareti. E però sotto la gestione un po’ cialtrona di Ciarrapico, qualcosa di sportivamente memorabile avvenne. Risolto il contratto con Ottavio Bianchi, prese Boskov dalla Sampdoria. Portò in Italia Sinisa Mihajlovic, prese Thomas Hassler dalla Juventus e scommise su Caniggia. Non per meriti suoi, ma resterà per sempre nella storia come il presidente sotto la cui gestione fece il suo esordio in Serie A un giovanissimo talento del vivaio, tal Francesco Totti. Era il 28 marzo 1993. Una settimana prima, Giuseppe Ciarrapico era stato incarcerato a Regina Coeli per bancarotta fraudolenta.