Il calcio, a volte, si scopre evangelico, scrive Massimo Cecchini su La Gazzetta dello Sport. Perché a volte succede che gli ultimi – un po’ a sorpresa – possono diventare i primi. In una squadra di calcio, infatti, le gerarchie sono meno consolidate di quanto si pensi e così, nella Roma di José Mourinho, l’attaccante più prolifico si scopre essere quello che, sulla carta, in estate sembrava quasi il brutto anatroccolo della situazione, visto che Abraham (pagato 60 milioni), e Shomurodov (18) avevano preso la copertina e i sogni dei tifosi. Invece è andata diversamente. Intendiamoci, troppo presto per certificarlo come cigno, ma di sicuro Stephan El Shaarawy – tornato dalla Cina da svincolato nel gennaio scorso – sta garantendo ai giallorossi quel minimo sindacale di reti che gli altri attaccanti invece non riescono a produrre. Per il momento, per l’ex milanista, 5 in 555 minuti giocati, con una media di una rete ogni 111 minuti, il tutto in 15 apparizioni di cui solo 4 da titolare, ma solo una volta in campionato e le altre 3 in Conference League, da dove ha attinto il grosso del bottino: tre gol contro le due fatte registrare in Serie A. Insomma, in cima alla piramide dell’attacco c’è il Faraone. A onor del vero, però, la costruzione ha un’altezza per il momento assai contenuta, se si pensa che Abraham ha messo a segno 4 gol in 1064 minuti (in media 1 ogni 266), Mkhitaryan 2 in 962 (1 ogni 481), Zaniolo 1 in 910 minuti, Shomurodov 1 in 471 minuti e Perez 1 in 426. Come dire, non numeri da bomber spietati. Proprio per questo la cinquina di El Shaarawy assume ancora maggior valore, se si pensa che prima dell’inizio della stagione i riflettori erano tutti per l’attaccante inglese – il più caro della storia della Roma insieme a Schick – e per l’uzbeko, senza contare il rinnovo di Mkhitaryan, protagonista nella scorsa annata, e il ritorno di Zaniolo dopo la lunga assenza. Morale: se persino Perez, destinato alla cessione, si era ritagliato il suo quarto d’ora di celebrità avendo avuto da Mou l’ok per la permanenza, al Faraone – che nel 2020-21 aveva segnato appena 2 gol in 14 presenze, finendo per perdere anche la Nazionale – non pensava più nessuno. Giovedì sera, contro il Bodo, in una squadra a trazione anteriore, stavolta El Shaarawy ritroverà un posto da titolare. Con un obiettivo chiaro: il gol. Sperando che, a differenza di quanto successo col Milan, stavolta il suo gioiello non sia inutile.
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