Una cosa è certa, dovesse colpire un palo o una traversa anche oggi pomeriggio il pellegrinaggio al Divino Amore, alle porte di Roma, sarebbe un passaggio quasi obbligato, scrive Andrea Pugliese su La Gazzetta dello Sport. Perché se Tammy Abraham finora ha segnato "solo" quattro gol nelle 12 partite giocate in giallorosso (2 in campionato e 2 in Conference) è anche vero che di legni ne ha collezionati ben sei. Insomma, se la sfortuna si fosse trasformata di colpo in Dea bendata staremmo parlando di un centravanti capace di andare in doppia cifra già a fine ottobre, con una media di quasi un gol a partita. Numeri che lo avrebbero tranquillamente proiettato nel cuore dei tifosi giallorossi (dove, peraltro, ha già iniziato a farsi spazio) e che non rendono giustizia al suo inizio di stagione. E allora il modo migliore per esorcizzare il tutto è giocare una partita importante, di quelle speciali, già oggi pomeriggio, dimostrando che il 9 giallorosso può lasciare il segno anche negli scontri diretti, contro avversari di livello. Abraham oggi ritroverà la batteria di aiuti di cui ha più bisogno: Pellegrini che gli giocherà alle spalle, Zaniolo pronto a strappare sulla destra per offrirgli magari palloni importanti e Mkhitaryan a sinistra, sempre pronto a regalargli qualche assist o a dialogare con lui nello stretto. Certo, si troverà di fronte un gigante come Koulibaly, il che non fa presagire certo un pomeriggio semplice. Ma, del resto, anche Mourinho ieri è stato chiaro: "Mi piace giocare queste sfide". E deve per forza piacere anche al centravanti inglese, che se vuole crescere e migliorare deve per forza di cose passare da questi esami qui. "Ho imparato più in tre mesi con Mourinho che non in tutta la mia carriera precedente", ha detto un paio di settimane fa lo stesso Abraham. Il vero problema, semmai, è cercare di servire Tammy nel miglior modo possibile. Lui sbraccia, gesticola, chiede spesso la palla ai compagni di squadra, a volte anche platealmente. La vorrebbe più in verticale, più sulla corsa, per cercare anche di sfruttare la sua velocità e le sue leve, lunghissime. Su questo ovviamente sta lavorando Mourinho e su questo devono aiutarsi anche i quattro del quartetto offensivo (anche se la questione riguarda anche i due mediani, Cristante e Veretout, che nel calcio di Mou devono saper verticalizzare all’improvviso proprio a cercare i movimenti della punta centrale).
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