(Il Tempo) - Sì, avrà evoluto il suo calcio, si sarà aggiornato dal punto di vista tecnico-tattico, ma l'impatto mediatico di Zdenek Zeman è sempre lo stesso.
rassegna stampa
Zeman: Roma a testa alta
(Il Tempo) – Sì, avrà evoluto il suo calcio, si sarà aggiornato dal punto di vista tecnico-tattico, ma l’impatto mediatico di Zdenek Zeman è sempre lo stesso.
Poche parole, misurate, sintesi di un pensiero invariato che fa della preparazione atletica uno dei suoi punti di forza. [...]
Ce lo ricordavamo, stesse sigarette, qualche ruga in meno (e anche qualche chilo), inflessibile sul lavoro atletico: all'epoca era la Roma Aldair, Candela, Zago, Cafù, il ritiro era Predazzo il pulpito dal quale il boemo lancio la sua prima sfida capitolina e fece l'inferno sugli «uffici finanziari» e sulle «farmacie» che gli costarono, qualche anno addietro, una parte importante di carriera e l'esilio dal calcio che conta. È tornato, testardo, invariato, a suo di gioco: inevitabile. Come inevitabile ripartire, nella sua prima conferenza stampa a Riscone, da questo lavoro pesante che sta mettendo a dura prova la Roma. «Per ora stiamo facendo solo delle lunghe passeggiate nei boschi[...]».
Il diktat non cambia, come la sua filosofia che va dritto all'obiettivo senza farsi ingannare dall'apparenza. «Una partita dura 90-95 minuti, il tempo effettivo è di 55-60 minuti: un giocatore molto bravo può tenere la palla al piede per tre minuti. Ma per gli altri 52-57 minuti cosa fa? Serve movimento per arrivare prima degli altri, riuscire a recuperare l'avversario, servono corsa e resistenza. A stoppare o dare un calcio alla palla sono capaci tutti, poi bisogna trovare ritmi e movimenti giusti». Movimenti che la Roma proverà a fare oggi nella prima amichevole stagionale a Riscone: ma stavolta Zeman farà da spettatore perché vuole prima vedere la squadra a che punto è. «Ancora non abbiamo parlato di calcio - spiega - voglio vedere come si comporta la squadra senza guida, sapendo che per ora i giocatori sono appesantiti e hanno un lavoro sulle gambe ancora da smaltire». L[...]
Il suo ritorno a Roma a riacceso l'entusiasmo dei tifosi giallorossi: ringrazia, ma avverte. «Sento anch'io che sono contenti, spero lo siano anche a fine stagione. Ci aspetta una stagione lunga, ci saranno gioie e dolori ma spero che ci saranno più gioie che dolori. Io faccio l'allenatore, cerco di lavorare per migliorare la squadra, è normale che le responsabilità ricadano sull'allenatore e io me le prendo».
Responsabilità che condividerà con una dirigenza all'opera sul mercato: tutto ancora da definire. Non sembra preoccupato. «Il mercato è cominciato ora e finisce tra due mesi, c'è tanto tempo, ci sono tante possibilità di spostamenti. Juan e Heinze? Oggi sono giocatori della Roma. Ho 8 difensori che mi bastano e mi avanzano ma, ripeto, c'è il mercato e se possiamo cercheremo di migliorarci. Nessuno è fuori rosa».
Sui «top player» non ha dubbi. «Termine inventato per i giocatori che costano tanto: a me non importa quando costa un giocatore, ma quanto può dare. Ci sono giocatori che oggi valgono poco e che il prossimo anno possono valere il quadruplo. Per me il top player è chi può fare la differenza in campo e non è detto che lo faccia chi costa 20 milioni più di un altro. Tachtsidis e Osvaldo? Il primo mi ha impressionato, il secondo l'ho trovato meglio di come lo avevo lasciato a Lecce». Aspetta Dodò. «Dai video che ho visto è un grande giocatore. Adesso aspettiamo che si aggrechi al gruppo». Capitolo Totti, tormentone della capitale. «Totti è sempre Totti - spiega - fisicamente non è magari quello di una volta ma è normale. Gioca dove può servire di più alla squadra. Gerarchie?Le farà il campo».[...]
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