(Il Tempo - A.Austini) - Zeman, ancora lui. Il campionato è fermo, il pallone in naftalina, ma il boemo è comunque una garanzia di spettacolo. E di tempeste. Se qualche giorno fa è toccato a Vialli, stavolta è lui in persona a gettare l’esca nel mare agitato delle polemiche. Il pesce è di quelli grossi, il numero uno del calcio italiano Giancarlo Abete. Non un «amico» del tecnico romanista, ma neanche un avversario di vecchie battaglie. In un’intervista al settimanale «Sette» in edicola oggi, il boemo risponde così al giornalista che gli chiede se andrebbe mai a cena con un nemico e, nello specifico, con il presidente federale. «Perché no? Abete non è nemico mio. È nemico del calcio».Apriti cielo. Le agenzie battono l’anticipazione, in Federcalcio leggono e saltano dalla sedia. A Trigoria, ovviamente, sono tutti al corrente dell’intervista ma si discute sull’interpretazione di quella frase su Abete checrea un naturale imbarazzo ed rappresenta una potenziale causa di deferimento.
rassegna stampa
Zeman contro Abete «Ma ce l’ho con il sistema»
(Il Tempo – A.Austini) – Zeman, ancora lui. Il campionato è fermo, il pallone in naftalina, ma il boemo è comunque una garanzia di spettacolo. E di tempeste.
Zeman stesso spiega che si trattava solo di una battuta, i dirigenti contattano gli uffici della Figc dove Abete decide di non ragionare con la pancia. «Aspettiamo di leggere l’intervista completa prima di replicare eventualmente» fanno sapere da Via Allegri. Imbarazzo anche lì, perché di recente Petrucci ha elogiato il coraggio di «Sdengo».
E infatti nel resto dell’intervista il tecnico giallorosso racconta la sua idea di calcio «basata su serietà e impegno. Dopo gli scandali scoppiati c'è qualche miglioramento. Ma temo che sia più paura di essere scoperti che per convinzione. Servono più esempi positivi». Il pallone «dovrebbe essere semplicità» e «bisogna vincere dimostrandosi superiori sul campo e non fuori dal campo». E poi ancora: «Le società non dovrebbero essere quotate in Borsa (la Roma lo è ma sta per uscire dal listino, ndr). I risultati mi danno ragione. Il calcio deve stare fuori dalla finanza e dalla politica». Concetti perfettamente in linea con lo Zeman-pensiero, mentre il passaggio su Abete rischia (rischiava?) di aprire un altro pericoloso fronte. A volerla dire tutta, le parole più recenti del presidente federale sul boemo non sono esattamente tenere.
Quando a Ferragosto gli hanno chiesto di commentare l’uscita dell’allenatore romanista su Conte («se è squalificato non dovrebbe allenare»), Abete ha ammonito: «Io penso che il modo migliore di fare, sia quello di porre i problemi solo quando si è direttamente interessati o coinvolti nelle polemiche, perché è troppo facile chiedere modifiche o dire che le cose non vanno bene nel momento in cui c'è l'occasione di fare polemica». Oggi sapremo se vorrà aggiungere altro. E tra i nuovi «risentiti» ci potrebbe essere Moratti. «Mi voleva all’Inter? Molte parole - la stoccata del boemo - ma poi bisogna vedere se ci sono le condizioni per lavorare bene. E non parlo di giocatori da acquistare». Il solito Zeman inarrestabile.Così sincero e schietto da accumulare nemici su nemici sul suo percorso. Se poi rispuntano quelli «vecchi» come Vialli, non è certo colpa sua. Aspettando la replica all’ex juventino, il boemo prova a concentrarsi sul campo: domenica vuole a tutti i costi regalare ai romanisti una vittoria all’Olimpico che manca da cinque mesi. La società è soddisfatta del suo lavoro in campo. Quanto a quello che accade fuori, davanti a taccuini e telecamere, era tutto preventivato. Le sue battaglie, le inevitabili reazioni sdegnate di un ambiente conformista. Se prendi Zeman devi accettare tutto il «pacchetto».
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