Il talento è una dote di famiglia. Sbarcato da perfetto sconosciuto dalla Serie B spagnola, Gonzalo Villar si è preso la Roma nel giro di un anno e aspetta che il fratellino Javi diventi bravo come lui. Dietro questo regista che non perde mai un pallone e fa impazzire i romanisti, c’è un ragazzo normale. Quindi speciale nel mondo del calcio. Si informa su Twitter, va all’università, non pubblica foto con fidanzate e pensa soprattutto a giocare. Ecco alcune delle dichiarazioni di Villar intervistato da Il Tempo.
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Villar: “Voglio diventare grande con la Roma”
Lo spagnolo: "Sarebbe un sogno giocare l’Europeo Under 21 e poi con la Spagna dei grandi. Ma manca tanto"
Che momento è?
"A livello personale è buonissimo. In parte me l’aspettavo, sin dal primo giorno volevo diventare un giocatore importante nella Roma, esserci riuscito è un qualcosa di incredibile".
A cosa punta la Roma?
"Adesso siamo terzi e vogliamo mirare al secondo posto. Guardando sempre davanti possiamo raggiungere a fine stagione il nostro obiettivo che è quello di riportare la Roma in Champions".
E in Europa League?
"Affrontiamo un avversario forte come il Braga che milita in un campionato che non conosciamo bene, sarà una partita difficile".
Cosa sarebbe disposto a fare per vincere la coppa?
"Mi taglio i capelli a zero. Anzi a "uno". Non l’ho mai fatto".
Perché non vincete mai contro le grandi squadre?
"Ogni partita è stata diversa. Una volta un errore, una volta non siamo concreti, un’altra tiriamo troppo poco. Forse subentra un problema a livello mentale, come se questa voglia di dover battere una big ci faccia scattare qualcosa nella testa. Ci mancano piccoli dettagli, la Juventus ha segnato alla prima occasione, a noi è mancata concretezza ma un passo in avanti lo abbiamo fatto".
Che è successo in Coppa Italia?
"È stata una giornata sbagliata, forse avevamo ancora nella testa il derby. Se giochiamo quella partita dieci volte, nove la vinciamo. Prendi un gol subito e poi un altro. Abbiamo avuto occasioni per segnare il 3-2 che di solito non falliamo, poi nei supplementari due espulsi e la gara è diventata dura".
Vi siete resi conto in campo delle sei sostituzioni?
"Io non lo sapevo, in Spagna ad esempio è possibile fare un sesto cambio ai supplementari. Ma abbiamo perso in campo ed è colpa di noi giocatori. Poi c’è stato un errore umano. Non deve, ma può succedere. Ho 22 anni e posso sbagliare, come l’ex team manager Gianluca Gombar che ne ha 27. Tutti hanno scritto che abbiamo perso a tavolino, ma la realtà è che in campo è finita 4-2".
Cosa pensa della situazione di Dzeko?
"Non ci piace parlare di queste cose fuori. Dico solo che Dzeko è un giocatore pazzesco e lo sceglievo da piccolo alla PlayStation".
E adesso gli indica con il dito i passaggi in campo...
"È la vita, sono diventato un joystic nella realtà! Ma se dico a Edin a chi darla, fa bene a seguirmi (ride, ndr)".
I gol sono il suo punto debole?
"È vero. Da regista non ho molte occasioni di entrare in area, magari scarico il pallone sulla fascia a Spinazzola, penso di inserirmi, alzo la testa e vedo Veretout che sta già in area. A quel punto mi fermo, perché devo pensare alla marcatura preventiva. Qualche volta prima della partita dico a Jordan: "Mi raccomando alterniamoci ogni tanto". Lui dice "sì sì" ma non lo fa mai e in area ci va sempre lui. La verità è che io sono più votato al passaggio, è una cosa che ho dentro di me. Se vedo un compagno libero la passo, non calcio in porta. Ma è vero che ogni tanto dovrei essere un po’ più egoista".
Il suo rapporto con Totti come è proseguito?
"Appena sono arrivato a Roma l’ho incontrato per caso in un ristorante, ero lì con alcuni amici e lui era seduto a un tavolo vicino. Gli ho chiesto se potevamo fare una foto insieme e non credo lui sapesse chi fossi. Poi ci siamo visti, siamo andati a pranzo insieme ed è stato un piacere ascoltare tutte le sue storie. Sentirmele raccontare direttamente da un giocatore come Totti è stato incredibile, la mia vita è cambiata tanto negli ultimi mesi. La gente a Roma mi vuole bene, lo sento, mi fermano ovunque per fare le foto e mi dicono cose bellissime. In Spagna non c’è niente di simile, non esiste nessuna città così legata a una squadra, neppure Madrid. Se giochi nella Roma diventi quasi una divinità".
La nazionale?
"Sarebbe un sogno giocare l’Europeo Under 21 e poi con la Spagna dei grandi. Ma manca tanto"
Come e dove si immagina tra cinque anni?
"Magari come uno dei calciatori più importanti della Roma, però in una Roma forte che lotta ogni anno per lo scudetto e che compete in Champions League. Adesso pensiamo partita per partita, ma a lungo termine abbiamo un’ambizione più alta".
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