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(Il Tempo – A.Austini) – La Roma si è spenta prima dei termosifoni. Bisogna tornare al campionato terribile di Carlos Bianchi (1996/97), per trovare una stagione conclusa senza obiettivi con due mesi d’anticipo.

Redazione

(Il Tempo - A.Austini) - La Roma si è spenta prima dei termosifoni. Bisogna tornare al campionato terribile di Carlos Bianchi (1996/97), per trovare una stagione conclusa senza obiettivi con due mesi d’anticipo.

Fuori dalle coppe e dalla corsa a un posto in Champions, l’eventuale accesso in Europa League, peraltro tutto da conquistare, sposterebbe ben poco nel giudizio finale. Tutto previsto in partenza, a sentire Baldini, comunque avvilente. Il derby ha di fatto chiuso le ambizioni di questo primo anno americano, a Trigoria (e a Boston) si comincia a riservare più attenzione al futuro. Tanti, quasi tutti sono in bilico nella Roma: metà squadra, l’allenatore e un paio di dirigenti. Le dodici partite finali serviranno solo a stabilire chi merita di restare e chi verrà accompagnato alla porta. Qualcuno, come Luis Enrique e Sabatini, lo deciderà in autonomia, altri saranno salvati o condannati dalla società. La posizione dell’allenatore è il nodo centrale. Il derby lo ha provato a livello psicologico come non era mai successo prima. Non lo sconfortano solo i risultati. Vorrebbe più disciplina, impegno negli allenamenti, un maggiore coinvolgimento emotivo della squadra, soprattutto dei «big». L’intransigenza che ha tenuto con De Rossi a Bergamo spiega molto. Mollerà? A Trigoria sono convinti di no, ma nessuno in questo momento può dare certezze. Se Lucho rimane al suo posto la Roma sarà ben felice di ripartire con lui, altrimenti viene automatico pensare a Villas Boas, prima opzione di Baldini la scorsa estate, e da domenica libero sul mercato: il dg non ha perso i contatti con il portoghese. L’altra colonna portante che vacilla è Sabatini. Il direttore sportivo s fa lo stesso discorso dell’allenatore: soltanto a fine anno potrò dare un giudizio sul mio lavoro e capire se posso (e merito) di andare avanti. L’idea di ricostruire da capo la squadra come ha fatto la scorsa estate lo spaventa, per questo ha «congelato» il rinnovo triennale del suo contratto che gli ha offerto la proprietà americana. Intanto il ds continua a lavorare sugli obiettivi di mercato: un paio li avrebbe già in mano e questo aiuta a a pensare che alla fine resterà. Se Baldini potrebbe vacillare in caso di un addio di Luis Enrique, Fenucci va incontro a un ridimensionamento.

Pallotta & Co. hanno dato mandato a una società di cercare un manager di alto profilo che possa insediarsi nel quartier generale giallorosso. A differenza di Pannes, sarà una presenza fissa che riceverà le attuali deleghe di Fenucci e di fatto sarà il vero grande capo della Roma made in Usa. E la squadra? Scorrendo i nomi della rosa soltanto in nove possono essere certi della conferma. Stekelenburg, Burdisso che sarà pronto all’inizio della prossima stagione, Heinze, a due partite dal rinnovo automatico del contratto, e poi Pjanic, Lamela, Borini e Osvaldo oltre ai capitani Totti e De Rossi. All’elenco si possono aggiungere l’innocuo Lobont, Gago, in procinto di essere riscattato dal Real Madrid, e Perrotta che ha appena ottenuto un altro anno di contratto e non accetterà la cessione. Da valutare il destino di Rosi, un eterno incompiuto e comunque da sostituire nell’impianto della squadra titolare, dei giovani spagnoli Josè Angel e Bojan, e di Marquinho: ha giocato ancora pochi minuti per poter dare un giudizio. A fine stagione saluteranno sicuramente la Roma Cassetti e Cicinho, entrambi in scadenza. A loro dovrebbe aggiungersi Kjaer: troppo alto il prezzo di riscatto fissato col Wolfsburg - 7 milioni di euro - in confronto ha quanto ha dimostrato finora. (...)