Niente Valutazione di Impatto ambientale (VIA) per lo Stadio della Roma. Troppe prescrizioni, troppe carte mancanti, troppi punti interrogativi. Per questo, la Regione dice «no» al progetto, almeno nella sua formulazione attuale, poi sfrondata dei tagli previsti dal nuovo accordo fra la Roma e il sindaco, Virginia Raggi.
rassegna stampa
Tutti i «no» della Regione allo stadio
Bocciata la valutazione di impatto ambientale del "vecchio" progetto. Oltre all'ippodromo, va spostato un ponte. E c'è il nodo archeologico
L’esito – che potrà essere rivisto se corrette le questioni che hanno determinato la VIA negativa – è contenuto in una determinazione del direttore delle Valutazioni Ambientali della Regione, l’architetto Demetrio Carini. Nei giorni scorsi, erano state rese note le principali perplessità emerse sul progetto: la prima è la mancanza della variante urbanistica comunale. Cui si sommavano richieste per integrazioni documentali sul sistema di trasporto pubblico per la Roma-Lido e la riprogettazione di alcune opere del sistema privato come i parcheggi. In più, alla fine, erano stati rilasciati «pareri unici non favorevoli» dal Comune e dalla Città Metropolitana. Infine, l’avvio dell’iter di apposizione del vincolo sull’ippodromo da parte della Soprintendenza. Oltre quelli già annunciati, ecco i nuovi «no» che contribuiscono a bocciare la VIA. Il primo punto è un parere negativo dato dall’Ente regionale Roma Natura, che gestisce le aree naturali protette, sul ponte carrabile di Parco de’ Medici perché una parte del progetto finisce per cadere all’interno della Riserva naturale della Tenuta dei Massimi. Un problema analogo era stato sollevato, sempre da Roma Natura, già in sede di conferenza preliminare: il ponte, infatti, all’epoca era stato previsto alcune centinaia di metri più indietro e lì sarebbe integralmente ricaduto dentro la riserva. Infatti, in quell’occasione, la Regione mise nero su bianco che, senza una diversa collocazione del ponte, avrebbe dovuto dare parere negativo a tutta l’opera. Si tratta di un problema superabile solo con lo spostamento dell’opera in modo che non ricada più all’interno dell’area vincolata.
DEPURATORE E REPERTI – Il secondo elemento negativo è il dissenso del Dipartimento Ambiente della città metropolitana e del Dipartimento Lavori Pubblici del Comune di Roma sul problema delle emissioni di odori dal depuratore: entrambi questi dipartimenti considerano insufficiente il progetto. In questo caso, per trasformare il parere in positivo è necessaria una progettazione più approfondita. Un altro nodo da sciogliere riguarda la quantità rilevante di opere che ricadono in aree di interesse archeologico o paesaggistico. Escludendo le opere del Business Park (le tre Torri e gli altri edifici che sono oggetto del nuovo accordo fra Comune e Roma) quasi tutto il resto dell’intervento finisce per essere interessato da questioni archeologiche o paesaggistiche. Tutti i ponti, le strade, i parcheggi, la stazione di Tordi Valle, la via Ostiense/via del Mare, i parchi e anche le «vasche di laminazione» (quei serbatoi necessari a garantire che il terreno riesca a mantenere l’attuale capacità di assorbimento delle acque piovane), l’elettrodotto e gli alberi da piantare ricadono tutti in zona archeologica o paesaggistica. Questo, ovviamente, rende, almeno per quel che riguarda la valutazione di impatto, molto più pesante l’assenza di una campagna preventiva di scavi archeologici che, poi, era l’appunto più importante mosso dalla Soprintendenza a tutto il progetto.
ORA IL NUOVO PROGETTO – Non si tratta, va precisato, di una pietra tombale sul progetto: intanto occorrerà attendere la nuova delibera della Raggi, almeno portata in Giunta, per capire come sarà organizzata la nuova architettura dell’intero intervento. Al momento, secondo quanto trapela, anche questa settimana dovrebbe trascorrere senza novità nonostante lo sbarco di Pallotta atteso domani pomeriggio allo scalo di Ciampino: i tecnici del Comune e della Roma stanno lavorando ma ancora non sono pronti a scoprire le carte.
(F.M.Magliaro)
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