rassegna stampa

Aldair: “Totti è unico. Non è come tutti gli altri. Se vuole deve continuare a giocare”

Il brasiliano ricorda gli anni in giallorosso e incorona il capitano "Secondo me può continuare a fare il calciatore, perché lui si è curato sempre il fisico e si vede"

Redazione

Campione d’Italia con la Roma nel 2000-2001, campione del Mondo con il Brasile nel 1994, Aldair, oltre che bravo può dirsi fortunato, perché era al posto giusto nel momento giusto. Dal Brasile, dove segue giovani promesse del calcio, è venuto a Roma per qualche giorno e ha potuto assistere dal vivo alle prodezze dell’immortale Totti, che per 10 anni è stato suo compagno di squadra e con lui ha condiviso gioie e dolori.

L’ultimo show del capitano ha fatto il giro del mondo, Aldair è tra quelli che possono vantarsi di dire «io c’ero»: «Sono venuto a Roma e ho visto la gara col Torino. Devo ammettere che è stata brutta, ma mi è piaciuto il capitano, che è entrato e ha fatto la differenza come sempre».

Totti si merita il rinnovo?

«Secondo me può continuare a fare il calciatore, perché lui si è curato sempre il fisico e si vede. Altrimenti non ce l’avrebbe fatta a giocare a questi livelli alla sua età. Di solito si smette quando il problema è la testa, se la sua è buona per giocare è meglio che continui. Se qui o da un’altra parte non lo so, sono scelte che deve prendere Francesco».

La società si è comportata male con lui?

«Non lo so perché lo seguo un po’ da lontano, ma spero che si parlino e trovino una soluzione. Arriva un momento in cui certi discorsi vanno affrontati, anche se non è facile e se il capitano vuole continuare lo deve fare. Francesco non è un giocatore come tutti gli altri, è stato sempre qui e deve avere più rispetto».

Come giudica la gestione di Spalletti?

«Non mi sta piacendo, non sta gestendo bene Totti, anche se il risultato dà ragione all’allenatore. Secondo me gli concede troppo poco tempo, dovrebbe metterlo un po’ prima in campo. A 39 anni non si può giocare un campionato da titolare, ma sicuramente può fare qualche partita in più».

La Roma di Spalletti, invece, le piace?

«Sì, ma le ultime partite credo che non abbiano soddisfatto nemmeno lui».

L’impresa di Totti è arrivata fino in Brasile?

«Lì da sempre si parla di lui, sono tutti contenti e lo hanno applaudito per quello che ha fatto e fa nel calcio».

Com’era il suo rapporto con il capitano?

«Francesco con me è sempre stato tranquillo, è uno che non dà mai fastidio nello spogliatoio».

È vero che il gruppo dello scudetto era spaccato fuori dal campo?

« Un po’ di divisione è normale, ma in campo camminavi sennò perdevi il posto. E poi ci divertivamo parecchio».

Troppe distrazioni a Roma?

«Lavorare qui non è facile come non lo è da nessuna parte. È vero che la bacheca è scarna, ma se la Roma ha vinto poco nella sua storia non è per questo motivo».

E per quale? «Le altre squadre hanno una marcia in più. A parte il nostro periodo con Capello, B atistuta e Totti... Poi Juventus, Milan e Inter hanno dimostrato di essere più competitive. Pensavo di arrivare qui, con una buona società e giocatori importanti, e vincere velocemente, ma negli anni ho visto che le altre erano avanti a noi. Avere 5-6 forti in rosa non basta».

Non è un problema di mentalità?

«Quella viene imposta dall’allenatore e ognuno ha un suo modo di lavorare, per questo cambiano di continuo i tecnici. Sta a loro trasmetterla».

Ce lo vede Totti dietro una scrivania?

«Sì perché Francesco è attento alle cose, sembra casinista, ma non è così e lo vedo bene nella veste di dirigente, anche se nei primi tempi avrà difficoltà. Non lo vedo allenatore».

Lei ha appeso gli scarpini al chiodo a 36 anni, com’è stato?

«A parole è facile, nei fatti difficilissimo. O fai come Zidane che smetti presto, oppure è normale che ci soffri. Non fa piacere a nessuno andare in panchina, ma piano piano riesci a capire le cose».

Guarderà Roma-Napoli?

«Sì, sarò allo stadio. È una partita importante, però se la Roma gioca come contro il Torino rischia parecchio contro questo Napoli. Deve avere più coraggio di giocare, c’è ancora la possibilità di arrivare secondi» .

(E. Menghi)