rassegna stampa

Totti aspetta il rinnovo. Ma la Roma lo vuole dirigente

Prove di convivenza a Trigoria in attesa dell’arrivo di Pallotta. Il capitano parla con Spalletti e si allena. Il futuro è un’incognita

Redazione

La forza di un’immagine basta e avanza per sistemare la facciata. Totti che posa sorridente insieme ai compagni della mini-squadra con cui ieri mattina ha vinto la partitella a fine allenamento: pubblicando questa foto sul sito ufficiale, la Roma ha provato a voltare pagina dopo la tempesta di sabato e domenica, consapevole che per veder risplendere il sole dovrà passare ancora qualche settimana.

Dopo aver seguito la partita contro il Palermo dalla tribuna - primo tentativo di disgelo - e aver parlato a lungo dentro l’Olimpico con i dirigenti Baldissoni e Sabatini, ieri il capitano si è presentato regolarmente a Trigoria, sfoggiando il sorriso e il repertorio di battute di sempre. Se qualcuno fosse piovuto da Marte, insomma, non si sarebbe accorto di nulla.

D’altronde in qualche modo bisogna ripartire e Totti ci sta provando. A margine dell’allenamento c’è stata anche la necessaria chiacchierata con Spalletti, dai contenuti top-secret. In fondo, il primo problema da risolvere è proprio tra loro due: Francesco aveva iniziato a imbarcare tensione da mesi per l’assenza di notizie sul rinnovo di contratto, ma sono state alcune dichiarazioni del tecnico a farlo «esplodere», in aggiunta a quell’ingresso in campo nel finale della gara col Real Madrid che avrebbe volentieri evitato.

Il toscano si è ripresentato nella Capitale con la voglia di non concedere sconti ai giocatori, compreso il simbolo della storia giallorossa. E Totti, forse un po’ viziato dalle «carezze» di Garcia, ha interpretato i comportamenti dell’allenatore come una mancanza di rispetto. Ma se avesse saputo che Spalletti voleva farlo giocare titolare con il Palermo, si sarebbe risparmiato lo sfogo al Tg1 che ha generato la tempesta. O quantomeno lo avrebbe rinviato. Per l’immediato si navigherà a vista: a Empoli Francesco potrebbe giocare una parte della gara, idem al Bernabeu il 9 marzo. Ieri il tecnico gli avrà probabilmente ribadito di considerarlo alla pari degli altri, nel bene e nel male.

Ma il vero nodo da risolvere riguarda la prossima stagione. Totti ha detto chiaramente di voler continuare a giocare, mentre la Roma non lo considera più in grado di competere con i compagni. Perché l’età avanza anche per un fenomeno assoluto come lui e a settembre dirà «40». E i risultati degli ultimi test atletici parlano chiaro. Secondo la società, insomma, al capitano converrebbe smettere e iniziare a impostare un percorso dirigenziale da «ambasciatore» della Roma nel mondo o nello staff tecnico. Il contratto è già firmato: gli americani lo hanno allungato da 5 a 6 anni in occasione dell’ultimo rinnovo biennale da giocatore, con stipendio di circa 600mila euro netti garantiti fino al 2022. «Vuoi fare Giggs o Nedved?» gli ha chiesto Spalletti in accordo con i dirigenti, a conferma dell’incertezza sul nuovo ruolo di Totti nella Roma. Questa apertura secondo gli americani è la dimostrazione del totale rispetto del club nei confronti del miglior giocatore della storia giallorossa, ma lui stesso ha già detto a Pallotta, prima di renderlo pubblico nell’intervista al Tg 1, che vorrebbe continuare a indossare gli scarpini.

La palla passa quindi al presidente, senza interferenze (per scelta) degli altri dirigenti. Il numero 1 della Roma arriverà i primi di marzo e parlerà con Francesco, partendo dalla convinzione che la scelta di Spalletti di escluderlo domenica è stata dura ma giusta.

Tre i possibili scenari: 1) Pallotta accetta di rinnovare per un altro anno il contratto da calciatore del capitano, con stipendio sensibilmente ridotto rispetto ai 3 milioni e mezzo netti di oggi, di sicuro inferiore ai 2, ma mettendo in chiaro che sarà Spalletti a decidere se e quanto impiegarlo; 2) Totti si arrende, annuncia il ritiro a fine stagione e decide insieme al presidente il suo futuro incarico nella Roma; 3) È rottura totale e il numero 10 si decide a vestire un’altra maglia, da scegliere tra gli Stati Uniti e un ricco campionato asiatico (non la Cina), con la conseguente rescissione del contratto da dirigente.

La terza opzione sarebbe la più triste per tutti ed è anche la più improbabile, ma ad oggi non si può escludere nulla.

(A.Austini)