Può una squadra in poco più di settanta giorni passare da prima della classe (o presunta tale) a gruppo impalpabile di pippe scatenate? A quanto pare sì, almeno a Roma, un posto dove l’impossibile diventa reale e nulla è davvero scontato: nemmeno le certezze. Il 6 gennaio scorso la Roma era a un punto dalla Juve e in corsa su tutto o quasi. Difficile quindi non comprendere il malumore dei tifosi che si ritrovano in poco più di due mesi fuori dall’Europa, eliminati dalla Coppa Italia e con la Lazio che alita sul collo insidiando quel secondo posto che vuol dire «sicurezza». Difficile soprattutto se il fattaccio avviene nella Capitale d’Italia dove un giorno sei «re» e quello successivo mentecatto.
rassegna stampa
Tante parole, pochi numeri e i soliti vecchi sorci
In 16 partite nei famosi settanta giorni raccolte 3 vittorie, 10 pareggi e 3 sconfitte: 15 gol fatti e 19 subiti
Una città nella quale il chiacchiericcio diventa verità, dove il «pare», il «si dice» e il «sembra» si tramutano in certezze. Dove la fidanzata di un allenatore (legittima e che per altro sembra anche in dolce attesa) diventa la causa d’ogni male. E dove le partite non si perdono perché si gioca male, non si segna o si è giù di corda, ma perché la squadra «trama contro il il tecnico». «Lo vogliono mandare via» dicono i soliti bene informati (?) che hanno sempre qualche «fonte attendibile» in grado di svelare il terzo segreto di Fatima. I giocatori non rendono? «E certo, la notte vanno in discoteca». E lo stadio? «Tanto ’nse fa’...» è il luogo comune che ha preso piede in città.
Le parole stanno a zero e contano solo i numeri. Quelli della Roma attuale sono inesorabili e non fanno sconti a nessuno: terzo anno su quattro «sbagliato» dalla nuova proprietà. Otto punti meno della scorsa stagione (unica salvabile della gestione Pallotta) che mette però la squadra al secondo posto in classifica: incredibile ma vero. In 16 partite nei famosi settanta giorni raccolte 3 vittorie, 10 pareggi e 3 sconfitte: 15 gol fatti e 19 subiti.
Ora, molto probabilmente, se non cambierà qualcosa (difficile capire cosa), se non ci sarà un’inversione di tendenza, la Roma è destinata a un finale di campionato amaro e a concludere questo annus horribilis fuori da tutto. Ma questo lo si potrà dire solo dopo e sarà quello il momento nel quale bisognerà essere inesorabili e tirare le somme di una stagione fin qui devastante: il tempo per l’eventuale repulisti. Per il momento l’unica cosa che è riuscita a combinare questa «alluvione» è far uscire i soliti vecchi topi dalle fogne.
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