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Stekelenburg: “Roma sono il tuo numero 1”

(Il Tempo – A.Austini) – Così l’incontro con l’omone olandese diventa una piacevole sorpresa: Stekelenburg è molto più integrato nel mondo-Roma di quanto sembri. A tal punto da promettere di blindare la porta...

Redazione

(Il Tempo - A.Austini) - Così l'incontro con l'omone olandese diventa una piacevole sorpresa: Stekelenburg è molto più integrato nel mondo-Roma di quanto sembri. A tal punto da promettere di blindare la porta giallorossa per tanti anni. «Stek» si presenta nel movimentato bar di Trigoria esattamente come fece nel giorno della presentazione: con la famiglia. C'è il piccolo Sem che non vuole staccarsi dal papà e allora ci pensa Totti a distrarlo col pallone.

I nonni, discreti e silenziosi, si mettono da una parte. Maarten ha bisogno di chiarire un po' di cose, meglio lasciarlo in pace.

Andiamo subito dritti al punto: è felice di essere rimasto? «Certo, non ho mai avuto problemi. So di essere il numero uno della Roma e lo pensa anche la società. Invece sul mio conto sono state dette tante stupidaggini». Per esempio? «Che volevo andarmene, che non stavo più bene qui o non mi piaceva l'allenatore. Tutto falso».

Eppure una trattativa con il Tottenham c'è stata. «Chiacchiere di mercato, quelle che ci sono ogni estate». Un lieto fine, insomma? «Qui sono veramente felice. La squadra mi piace, la città anche e la mia famiglia sta benissimo. E poi il campionato italiano è ancora competitivo: perché ne parlate così male?».

Zeman ha voluto un altro portiere: Goicoechea. «Tutte le squadre hanno tre portieri, no? Lui non lo conoscevo prima, ci siamo allenati due volte insieme, mi sembra un ragazzo simpatico». Ha avuto garanzie dal boemo? «Abbiamo un bel rapporto e finora nelle prime due partite ho fatto il titolare. Le amichevoli non contano: era giusto che il mister provasse tutti i giocatori, poi io ho avuto un problema muscolare ed era inutile rischiare».

Cosa le chiede in particolare Zeman? «Di parare ed evitare più gol possibili, come tutti gli allenatori. Certo, lui è un po' diverso, vuole una Roma sempre all'attacco. Nessun problema, a me piace così. Sono abituato a giocare con la difesa alta, l'anno scorso non era poi così diverso. Anzi, dirò di più: nella mia carriera ho sempre fatto parte di squadre che attaccano. È per questo che la Roma mi ha scelto».

È stata dura la preparazione? Avete corso parecchio anche voi portieri.. «È vero, non mi era mai successo in passato, ma secondo Zeman serve, quindi lo facciamo punto e basta». In molti dicono: Stekelenburg non sa giocare con i piedi. Concorda? «Eccone un'altra... È vero l'esatto contrario: una delle mie qualità migliori è proprio quella di giocare bene anche con i piedi. Infatti è il motivo per cui Luis Enrique mi ha voluto l'anno scorso».

Le uscite, invece, le sono costate qualche espulsione per una regola molto contestata. Non basterebbe dare il rigore? «Per me dipende dalle situazioni. Se l'attaccante su cui si commette fallo sta andando verso la porta ci può stare, ma se invece va sull'esterno l'espulsione mi sembra una punizione esagerata». L'anno scorso lei ci ha rimesso pure un derby. «In quel caso è diverso: non c'era proprio il fallo su Klose...».

Visto che ci siamo, chiariamo un'altra cosa: è vero che è stato lei a chiedere di non allenarsi più con Tancredi? «Ma quando mai... Non so come siano andate le cose, cinque giorni prima che fosse ufficializzata la decisione mi ha chiamato Franco Baldini e mi ha avvertito che Tancredi lasciava». Lo sa che proprio Tancredi è stato l'ultimo portiere titolare della Roma a restare a lungo? «E io voglio essere il prossimo. Il mio desiderio è quello di continuare a giocare con la Roma per tanti anni. Non è vero che qui è più difficile fare il portiere».

Cos'è successo invece in nazionale? «Semplice: Van Gaal mi ha messo fuori nella prima partita. Poi Krul si è infortunato ed è toccato a me. Tutto qui, è stata una scelta del ct dopo aver valutato le mie partite. Lui è un po' diverso dagli allenatori comuni: sceglie ogni volta undici giocatori per la singola gara, non ha una formazione-base, lo stesso vale per noi portieri. Magari la prossima volta mi fa giocare e alla seconda mi rimanda in panchina. Non ho nulla contro di lui, non ci ho mai litigato. Però, certo mi ha sorpreso questa scelta: da quando Van Der Sar ha smesso sono sempre stato il titolare dell'Olanda».

Le ha fatto impressione tornare a San Siro dopo quell'incidente con Lucio? «No, ci avevo già giocato contro il Milan. Non ricordo nulla di quel momento e ormai è una cosa superata». Le sono arrivate almeno le scuse? «Ancora no, ma sinceramente non m'interessa più».

Ha provato a convincere il suo ex compagno Van Der Wiel a venire alla Roma? «Sì, ci ho parlato qualche mese fa. Sapevo che c'era la possibilità che arrivasse e gli ho detto: dai, vieni a vedere la città, la squadra, qui è tutto è fantastico. Ma non era una mia decisione, è stato giusto che scegliesse per conto suo».

Come va con l'italiano? «Lo capisco, sto prendendo lezioni ma ancora non lo parlo bene. In campo non ho nessun problema, semmai al supermercato è dura farsi capire!». Si sente tutelato dalla nuova difesa? «Quest'anno è migliorata, certamente. Mi piacciono tutti i nuovi: Balzaretti, Castan, Piris. E poi è tornato Nico Burdisso. Certo dobbiamo tutti imparare quello che vuole Zeman, a cominciare da noi lì "dietro"».

Le mancano le coppe europee? «A tutti mancano, trovatemi un giocatore che non vuole partecipare alla Champions League. Speriamo di ricominciare a farlo l'anno prossimo». È quello l'obiettivo o puntate più in alto? «Mi sembra ancora presto per dirlo. Verso dicembre-gennaio si capirà se possiamo lottare per lo scudetto».

La Juventus è la più forte? «Non lo so. Preferisco dire che noi siamo i migliori. Su Buffon, però non ho dubbi: è ancora lui il numero uno in Italia». Cosa le manca dell'Olanda? «Gli amici e la famiglia. Il clima decisamente no». Il suo migliore amico nella Roma? «Lobont, ci conosciamo dai tempi dell'Ajax. Anche Borini era un buon amico, ma ora non c'è più». La sua playlist musicale? «Sta arrivando. Un anticipazione: c'è una canzone di John Mayer».

Torniamo al calcio. Un nuovo acquisto che l'ha colpita? «Destro, Balzaretti, ma sono tutti bravi. Ora possiamo diventare una grande squadra» Per il presente o il futuro? «Nel calcio si può cercare di costruire qualcosa per il futuro, ma i tifosi chiedono subito i risultati. E noi giocatori vogliamo la stessa cosa. Quindi è il caso di cominciare a vincere le partite sin da adesso».