(Il Tempo - G.Giubilo) - Era diventato il derby del Sud, negli anni bui della Lazio relegata nella seconda fascia del calcio nazionale.
rassegna stampa
Stasera all'Olimpico sfida decisiva per il futuro di Roma e Napoli
(Il Tempo – G.Giubilo) – Era diventato il derby del Sud, negli anni bui della Lazio relegata nella seconda fascia del calcio nazionale.
E si era creato, tra Roma e Napoli, anche una sorta di gemellaggio tra le tifoserie, clima idilliaco per le sfide, poca differenza tra l'Olimpico e il San Paolo. Poi qualcosa si è rotto, i motivi mai realmente chiariti, una serie di ipotesi, mai emerso un episodio scatenante, semplicemente il rapporto si è andato deteriorando, come accade per tanti matrimoni apparentemente sereni e finiti a piatti in faccia. Ha attraversato alterne fortune, e qualche parentesi angosciosa, quel Napoli che ha faticato perfino per trarsi fuori dalla palude della Serie C, per ritrovare finalmente quella massima divisione che gli appartiene per storia e tradizione, che restituisce il più nobile dei palcoscenici a un pubblico come pochi appassionato.
Proprio al San Paolo, la nuova Roma aveva conosciuto la parentesi più luminosa di questo suo campionato sconcertante, pochi acuti e troppe stecche, fino a collezionare quasi uno storico primato di sconfitte. Si era alla vigilia della sosta invernale, dopo la quale Luis Enrique e la sua giovane schiera non hanno più trovato un minimo di accettabile continuità, fallendo tutte le possibili occasioni per trovare un posticino in Champions, con la gentile collaborazione degli altri partecipanti alla volata. Tra questi proprio il Napoli, che forse troppo vistose concessioni aveva fatto all'impegno europeo, prima che Stamford Bridge cancellasse sogni ambiziosi. Tappa molto importante per Mazzarri la trasferta di Roma, anche perché le ultime vicende assegnano al suo Napoli un ruolo di favorito che non è gradito a nessuno, tanto meno a una città che vive di scaramanzie.
Ma obiettivamente, la rabberciata Roma di questa sera non sembra in grado di fronteggiare adeguatamente il formidabile potenziale d'attacco dei rivali, che potrebbero perfino fare a meno di Lavezzi, appena recuperato, per riproporre Cavani punta unica, già abbastanza per una difesa che non ha mai negato regali a nessuno. Mancheranno anche De Rossi, Osvaldo, e Lamela, centrocampo da improvvisare. Hanno motivo di conforto, i napoletani che invaderanno l'Olimpico, anche se non potranno aspettarsi un dispetto del tipo di quello perpetrato, verso i rivali cittadini, da parte della Lazio nella famosa farsa con l'Inter. Nonostante tutto, nonostante qualche ruggine recente, il popolo giallorosso sarà sempre e comunque schierato a supporto dei propri colori.[...]
«Io non mollo e porterò questa Roma in Europa» 2012-04-28 08:42:34
Il lavoro del mental coach Llorente, «che serve a me più che alla squadra» , ha restituito un uomo lucido alla vigilia dalla partita che può orientare in maniera definitiva il suo futuro. Era fuori di sé mercoledì dopo la sconfitta contro la Fiorentina, innervosito da una sindrome da accerchiamento, mentre adesso va incontro al suo destino con la serenità di chi ha dato il massimo per girare la ruota dalla parte giusta: «Non sono scaramantico, le corna che ho visto nelle foto sono solo casuali. Io credo nel lavoro». Ha già mollato la Roma? Oppure aspetta che la squadra reagisca agli stimoli prima di decidere di continuare? […]
IL PIANO - Fin qui le supposizioni e le suggestioni. Poi viene la razionalità dei numeri. Se perde anche contro il Napoli, Luis Enrique non solo allargherà il fronte dei contestatori. Ma eguaglierà anche il record negativo della Roma dei cinque allenatori: quindici sconfitte nel campionato 2004/05. Allora la società rischiò la serie B, stavolta invece è in bilico tra l’Europa e il nulla. E sarebbe uno smacco ulteriore per la nuova proprietà americana, giustamente attratta dalla visibilità internazionale: negli ultimi quindici anni la Roma è sempre stata iscritta a una coppa. Luis Enrique lo sa e allora chiarisce: «Voglio portare la mia squadra nell’Europa League. Sono convinto di poter uscire da questo momento. Mancano quattro partite e sono concentrato sul nostro obiettivo. A fine stagione poi parlerò ai dirigenti, valuteremo i problemi e vedremo cosa succederà. Di sicuro non mi sono mai pentito di essere venuto alla Roma» .
CHIARIMENTI - La sua è un’analisi autocritica ma anche fiera: «A volte nelle conferenze stampa, con la tensione delle partite, mi esalto un po’. Purtroppo io sono così, sarà difficile che cambi il mio rapporto con i giornalisti. Però vi dico anche adesso che non è tutto da buttare il nostro lavoro. Siamo settimi, non è un grande risultato, ma questo è stato un anno diverso. Nuova proprietà, nuovo allenatore. Se Osvaldo o Totti avessero fatto gol contro la Fiorentina, saremmo a due punti dal terzo posto. Lo so che poi abbiamo perso, che abbiamo perso tante volte, però sono sicuro che in futuro la Roma vincerà» . Con o senza di lui: «Questa è una società incredibile con un tifo eccezionale. La classifica non ci ha premiati ed è giusto così: significa che meritiamo 50 punti. Però cercheremo di risalire già dalla partita con il Napoli» . […]
SFERZATA - Soltanto nel finale della conferenza si lascia andare a uno sfogo. Le vene del collo si gonfiano, il viso si arrossa, la voce si alza, quando gli viene chiesto conto dell’atteggiamento iperprotettivo nei confronti dei giocatori: «Io sono il responsabile della squadra e mi prendo tutte le colpe. Ma so che tutti devono migliorare. E allora ai giocatori do un consiglio: portare con più orgoglio la maglia della Roma per meritare questi tifosi[…]»
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