Pallotta difende il progetto: «Il più grande dagli anni ’20». La società pagherà 2 milioni l’affitto ma i ricavi.
rassegna stampa
Lo stadio del secolo
Lo stadio della Roma sarà lo stadio del secolo. Pallotta spiega ai cittadini la strategia per portare il nuovo impianto a livelli mondiali.
«Ridicolo». Non usa mezzi termini Pallotta per respingere l’ennesima polemica sullo Stadio della Roma, che oggi verrà riconosciuto come un progetto di «pubblica utilità». La proprietà dell’impianto non sarà direttamente del club ma della società mista americani-Parnasi e al Comune non si fidano, tanto da voler inserire negli accordi una clausola da 195 milioni di euro che salverebbero la «pubblica utilità» qualora in futuro si vendesse il club e non lo stadio.
«Ho letto affermazioni ridicole in questi giorni - l’affondo del presidente giallorosso - è assolutamente falso che stiamo facendo una speculazione edilizia. L’unico motivo per cui le proprietà dell’impianto e della squadra sono separate è finanziario. Attualmente la Roma paga 8 milioni di euro per lo stadio ma quando costruiremo quello nuovo i costi scenderanno a 2».
In realtà, gli 8 milioni indicati da Pallotta sono il totale nell’ultimo bilancio del club alla voce «spese per il godimento beni di terzi», alla quale contribuiscono i 3 milioni pagati al Coni per l’affitto dell’Olimpico, saliti dopo i recenti lavori nell’area «Premium», a cui vanno aggiunti 335mila euro per la Palazzina Bonifati che la società utilizza per il centro servizi e la biglietteria adiacente allo stadio. Poi c’è il canone versato alla Real Estate per la locazione di Trigoria, abbassato lo scorso anno dagli americani dai 3.7 milioni precedenti ai 2.7 attuali, ovvero quanto basta per pagare, oltre alle spese di manutenzione, la rata annuale del leasing alla Banca Italease a cui i Sensi hanno ceduto il centro sportivo nel 2005. Quando sarà pronto l’impianto di Tor di Valle, grazie a un contratto di durata trentennale già preparato dalla società di Pallotta-Parnasi, l’As Roma dovrà sborsare «solo» 2 milioni a stagione per giocare le partite e allenarsi nei campi attigui. E, soprattutto, registrerà una crescita esponenziale dei ricavi da gare, che lo scorso anno si sono fermati a 21 milioni contro i 38 della Juve nello Stadium.
Se si pensa che oggi al club non entra un euro quando qualsiasi tifoso acquista una bibita all’Olimpico, è facile immaginare che i guadagni schizzeranno in alto grazie ai ristoranti o, ad esempio, i parcheggi a pagamento. Non solo: alla Roma sarà garantito una percentuale d i circa il 10% sugli incassi ottenuti grazie agli eventi extra-calcistici (partite di rugby, concerti, convegni, etc.) organizzati nel nuovo stadio. Senza contare l’enorme vantaggio per la Roma di non «accollarsi» i debiti durante la costruzione. Eppure in Campidoglio le polemiche continuano. «Un po’ di rispetto in più non guasterebbe. Come afferma Mister Pallotta, non avrebbe alcun senso per il gruppo di proprietà vendere lo stadio dopo due anni. Lo pensiamo anche noi. Ma dobbiamo contemplare tutte le possibilità. Se non lo facessimo, allora sì che saremmo ridicoli» la risposta al vetriolo di Fabrizio Panecaldo, coordinatore della maggioranza in Campidoglio.
Ma alla «fuga» dal club Pallotta non ci pensa affatto. «Voglio tenere la Roma 20-30 anni. Non ho nessuna intenzione di mollare - promette alla nuova radio ufficiale di Trigoria - a meno che qualcuno non mi butti al fiume. I tifosi sono grandiosi, la gente vuole farsi le foto». Gli accade sempre più spesso, come ieri pomeriggio tra le vie del centro, dopo aver pranzato con un amico. «Jimmy» è sempre più un presidente-tifoso e promette di« far diventare la Roma il migliore club al mondo. Nessuno di noi sarà soddisfatto fin quando non lo saremo. L’intero progetto dello stadio sarà il più grande in città dagli anni ’20. Parliamo di oltre un miliardo di euro».
Chissà se Parnasi lo aveva preparato ad affrontare il polverone inevitabile di questi giorni. «Negli Usa si inizia dalla costruzione in sé. Qui è diverso ma stiamo lavorando al meglio da 2 anni e spero ce ne vogliano altrettanti per aprirlo». Una «mission impossible» che Pallotta ha affidato al suo braccio destro Mark Pannes che a Roma Radio aggiunge: «Abbiamo scelto l’area di Tor di Valle tra 90 proposte, è una delle migliori del sud Europa. Di solito il comune dovrebbe investire per le infrastrutture mentre qui abbiamo interagito benissimo con gli assessori. Sarà accessibile con la metro, la macchina, magari anche tramite il Tevere».
Sul nodo della proprietà dell’impianto Pannes conferma che «ci sarà un affitto di 30 anni e possiamo ottenerlo a tassi più agevoli. In fondo stiamo prendendo in prestito tanti soldi e dovremo ridarli a chi ci finanzia».
Dal punto di vista della Roma, insomma, è tutto chiaro. Ora Pallotta chiede aiuto agli altri club italiani: «Siamo molto seri e abbiamo intenzione di aiutare la serie A di tornare dove le spetta. Ma non possiamo fare tutto da soli». Avanti il prossimo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA