rassegna stampa

Stadio, dalla Roma già 63 milioni. E la pazienza sta finendo

Una delle ragioni che rendono il ripristino del Ponte di Traiano indigesto al club è che questa reintroduzione renderebbe necessario rifare il progetto del business park, sostenendo di nuovo i costi della progettazione

Redazione

La prima versione, quella Marino per intendersi, del progetto Stadio della Roma di Tor di Valle aveva un valore di investimento di poco inferiore a un miliardo e 700 milioni di euro. La stima di ricavi attesa era tale da consentire alla Roma, che vi avrebbe investito 500 milioni di euro, di ripianare il debito entro un ventennio, con la segreta speranza di cavarsela molto prima grazie agli incassi, sul modello del Bayern Monaco e dell’Allianz Arena. La versione Raggi è molto più economica di quella Marino: il taglio alle opere pubbliche che i proponenti avrebbero dovuto pagare ha avuto come effetto anche il taglio delle cubature che sono, sì, ricavi inferiori ma sono anche un investimento inferiore: il valore di quanto oggi sarebbe necessario per costruire il tutto non è stato quantificato in maniera puntuale ma la stima oscilla fra un 800 milioni di euro e il miliardo o qualcosa in più.

Tuttavia, una cifra è già stata ufficializzata: nel bilancio della società giallorossa, a fine dicembre 2015 erano stati già spesi quasi 36 milioni di dollari e spicci. Lo scorso anno, poi, la cifra è aumentata a poco più di 38 milioni. In totale, siamo a 63 milioni e 120 mila euro che Pallotta ha già messo nella “fornace” Stadio. Tanti soldi (calcisticamente sono circa due terzi di ciò che nel 2009 il Real Madrid pagò per assicurarsi le giocate di Cristiano Ronaldo) che sono serviti per pagare, fra le varie voci, le progettazioni del business park, prima e seconda versione, entrambe a firma dell’archistar Daniel Libeskind. Una delle ragioni che rendono il ripristino eventuale del Ponte di Traiano (quello previsto fra le opere di pubblico interesse nella versione Marino del progetto e cassato dalla Raggi per arrivare a tagliare le cubature) indigesto alla Roma è che questa reintroduzione renderebbe necessario rifare un’altra volta il progetto del business park, sostenendo nuovamente i costi della progettazione. Cui, poi, dovrebbero essere sommati quelli dei mutui da contrarre per sostenere di nuovo l’intero progetto.