rassegna stampa

Spunta il parere «fantasma» sui danni

Sergio Magnanelli, ax capo dell'ufficio nella Giunta Alemanno: "In presenza di un atto di ritiro di detta manifestazione di interesse, qualificabile come "revoca", il proponente sarebbe teoricamente legittimato a richiedere un indennizzo economico».

Redazione

Alla sindaca Virginia Raggi sarà bastato leggerne qualche riga per riporlo in un cassetto, eppure eccolo, il primo parere "fantasma" dell'Avvocatura del Comune sullo stadio della Roma a Tor di Valle. È stato chiesto il 13 gennaio e il 19 è arrivata la risposta, ma nessuno ne ha parlato. Forse perché se qualche stralcio fosse arrivato tra le mani del costruttore Luca Parnasi o del presidente James Pallotta, non avremmo assistito al trionfale accordo per un nuovo progetto che dovrà sostituire il precedente. E certo ci sarebbero state nuove proteste e polemiche anche tra i consiglieri dello stesso M5S. Questo documento, chiesto all'Avvocatura capitolina dalla Raggi e firmato dal capo dell'ufficio Carlo Sportelli e dall'avvocato Rodolfo Murra, dice il contrario, a quanto sembra, dell'ultimo parere richiesto dalla sindaca nei giorni scorsi a un altro avvocato, Sergio Magnanelli, ex capo dell'ufficio ai tempi della Giunta Alemanno. «In presenza di un atto di ritiro di detta manifestazione di interesse, qualificabile come "revoca" (intesa come nuova rivalutazione dell'interesse pubblico attribuita alla vicenda che ha preso vita con la proposta del privato), il proponente sarebbe teoricamente legittimato a richiedere (...) un indennizzo economico».

In sostanza questo parere sostiene che non si individuavano nella delibera della giunta Marino del 22 dicembre 2014 "vizi di legittimità", quindi non si tratterebbe di un «annullamento d'ufficio di atti illeggittimi», ma di una «revoca», per ragioni «piuttosto, di opportunità», per un «rinnovato apprezzamento dell'interesse pubblico». E questo esporrebbe il Comune al rischio di una richiesta di risarcimento: «E' previsto un indennizzo in favore degli interessati (parametrato al solo danno emergente)».

Rischio che, da quello che è trapelato, sarebbe fortemente ridimensionato dal parere Magnanelli. L'atto spiega infatti che nella richiesta del Comune non erano state spiegate le ragioni per cui la delibera sarebbe illegittima. Trattandosi di revoca i rischi di un contenzioso che esporrebbe l'Amministrazione a una sconfitta nella causa sarebbero più elevati. Gli avvocati citano una parte della giurisprudenza anche se minoritaria: sostiene che «la P.A. non possa indiscriminatamente cambiare l'orientamento precedentemente assunto in relazione a una specifica opera pubblica (in precedenza ritenuta realizzabile mediante finanza di progetto): tale scelta programmatoria, infatti, sarebbe libera solo fino al momento in cui la proposta non sia dichiarata di pubblico interesse».

E la delibera Marino, come è noto, riconosceva invece il pubblico interesse dell'opera. Secondo il parere, comunque, ci sarebbe un «rischio dell'accoglimento dell'azione risarcitoria», anche nel caso di un «annullamento di ufficio». Il parere conclude così: «In definitiva in questi specifici casi non viene in rilievo il fenomeno del legittimo esercizio del potere amministrativo in vista di interessi generali, che è di per se giuridicamente incompatibile con il riconoscimento del danno (da atto legittimo), bensì da differente situazione nella quale il danneggiato allega una responsabilità della P.A. derivante dall'affidamento riposto su un atto originariamente corretto e solo successivamente ritirato (ancorché sul presupposto dell'esistenza di vizi)». Il seguito è cosa nota, il sindaco ha chiesto un nuovo parere direttamente a Magnanelli, che sembra "su misura".

(M. DI PAOLO ANTONIO)