Una volta c'erano i ragionieri. Ora il mondo del calcio è invaso dai super manager, dagli esperti in economia. Insomma dagli scienziati dei calcoli, dei bilanci e dei contratti. Tutto quello che oggi viene elaborato dal lavoro di un' équipe, giacca e cravatta, immancabile i-pad in mano, una volta veniva risolto da un contabile. Un ragioniere, appunto. E i conti quadravano.
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Spada va in pensione, l’ultimo ragioniere del calcio
Una volta c'erano i ragionieri. Ora il mondo del calcio è invaso dai super manager, dagli esperti in economia. Insomma dagli scienziati dei calcoli, dei bilanci e dei contratti
Ogni club ha avuto il suo. Con sistemi personalizzati, ma sempre con l'identico obiettivo: fare in modo che 2+2 facesse sempre 4 ed evitare di stuzzicare le curiosità della COVISOC, la Commissione che si occupa di controllare la regolarità della gestione economica.
Alla Roma, dal luglio del 1974, c'è, ma ancora per pochi giorni, Giuseppe Spada, Pino per i più. Un personaggio fuori dal coro, che ha badato soltanto ai conti, senza cercare la vetrina. Proprio per questo motivo sono in pochi a conoscerlo, pochi a potergli dare un'identità precisa, almeno che non si tratti di addetti ai lavori nei quaranta anni vissuti da Spada prima in Via del Circo Massimo, ai tempi del cavalier Biancone, della signora Farella, di Gilberto e Moreno Viti e di Maurizio Cenci poco più che adolescente, e poi a Trigoria, negli anni Ottanta col trasloco nella nuova sede.
Da dove prossimamente Pino lascerà la sua stanza per «raggiunti limiti di età» o meglio perché l'arrivo delle tecnologie e di esperti dal Canada e dagli Stati Uniti non lascia spazio agli amanuensi.
Spada, per la verità, è in pensione da cinque anni, ma ancora lavora in sede, grazie ad un contratto che prevede un impegno tre volte a settimana, portato da lui a cinque, perché, probabilmente, senza la Roma e senza Trigoria lui non ci sa stare. Ha iniziato con Anzalone al Circo Massimo: per tutti, è stato un importante punto di riferimento. Per i calciatori in particolare, che a lui si rivolgevano per avere un anticipo sul premio partita che si doveva giocare, o per farsi dare un po' di soldi per acquistare i biglietti da distribuire ad amici, parenti e... fidanzate, magari senza che le mogli ne venissero a conoscenza, favore puntualmente ricambiato con il regalo di scatole di sigari.
Nel 1980 Dino Viola lo ha nominato economo, qualifica che non gli ha evitato, comunque, di lavorare fino alle 9 di sera all'insaputa dello stesso presidente che una volta, vedendo una luce accesa, l'unica a Trigoria, spinse l'interruttore con Spada che stava ultimando il lavoro quotidiano. Nel 1991 Giuseppe Ciarrapico lo nominò direttore amministrativo, un ruolo importante confermato da Franco Sensi. Poi sono arrivati gli americani con nuovi sistemi, nuove strategie. E forse Pino si sente... stretto. Ma non lo dirà mai. Felicità, per lui, è aver servito con grande impegno la squadra del cuore, spegnere la luce e chiudere la porta senza sbatterla.
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