rassegna stampa

Roma: riscatto o crisi

Dopo la trasferta di Palermo, la squadra di Garcia dovrà fare un primo bilancio. A mancare è la continuità, sia di gioco che di risultati

Redazione

Le regole del gioco sono chiare: vincere a Palermo significherebbe trascorrere una sosta serena, fallire l'obiettivo alimenterebbe il clima di tensione intorno a Garcia, tutt'altro che abbattuto dalle critiche seguite alla sconfitta in terra bielorussa. Un'altra trasferta attende la Roma, chiamata a dimenticare in Sicilia la figuraccia fatta in Champions e a riprendere il filo del campionato, ripartire da quanto di buono fatto con il Carpi con una lezione in più sulle spalle e una nuova dose di fiducia data da Pallotta all'allenatore che ieri ha tenuto a rapporto la squadra per circa quarantacinque minuti. «Il presidente - ha detto Rudi - lo sento spesso e i dirigenti mi hanno sempre mostrato sostegno con i fatti. Facciamolo anche noi, lasciamo parlare il campo. Non ho tempo o energie da spendere in altre cose, vogliamo continuare la striscia vincente. Siamo a 4 punti dalla capolista, andremo a Palermo per vincere e continuare a lottare per risalire la classifica. È tutto ancora possibile». Serve avere le idee chiare, però, ed è quello che da Boston si augurano di vedere in campo d'ora in poi, perché la squadra è stata costruita per puntare in alto: «Le nostre ambizioni sono grandi, lavoro ogni giorno per sfruttare le qualità di quelli che erano con noi lo scorso anno e di chi è arrivato quest'anno. Dobbiamo continuare a farlo, sia sul piano tattico sia su quello degli automatismi. Così si arriva ai risultati positivi, quelli che vogliamo tutti».

Anche lachini ne avrebbe bisogno per restare sulla panchina siciliana, già traballante nonostante la promessa dell'istintivo Zamparini di confermare l'allenatore a prescindere dalla partita di oggi. La Roma guarda alle difficoltà che ha in casa, Garcia non ha paura di affrontarle e con qualche decibel in più si definisce «motivato e combattente». Lui non ha intenzione di mollare e il campionato più aperto del previsto non gli nega la possibilità di credere negli obiettivi fissati all'inizio della stagione e della sua avventura in giallorosso: «Sto bene qui e non mi pento di essere rimasto. Voglio ancora vincere titoli con la Roma. Per ora andiamo a corrente alternata, quando sfrutteremo al massimo la potenzialità della rosa potremo fare grandi cose. Mi sembra presto per fare i conti». Ma il primo bilancio è imminente, lui stesso dopo il pari col Sassuolo aveva fissato nel post-Palermo il momento giusto per tirare una linea di giudizio. Allora lo scenario non gli appariva così «catastrofico», due sconfitte dopo (con Samp e Bate Borisov) il quadro è quantomeno peggiorato. È la continuità che manca: «Non sono un giovane allenatore, so che se si vince tutto va bene e se non si vince, pur giocando bene, le cose vanno meno bene. Devo mettere tutto in campo per questi ragazzi fantastici. Dobbiamo fare meglio anche nei momenti nei quali siamo più corti nella rosa». Gli infortuni di Totti, Keita, Dzeko e Rudiger hanno il loro peso, ma piangersi addosso è inutile: «Avremo i 15 giorni della sosta per curare chi sta male».

Come sta Castan lo dice a microfoni spenti: «Sta migliorando, sta bene». Non abbastanza per giocare oggi. Ci sarà ancora De Rossi accanto a Manolas, altra chance a centrocampo per Vainqueur, lago Falque stavolta partirà dal 1' nel tridente con Salah e Gervinho. Lo spagnolo aveva acceso le speranze della Roma in Bielorussia, dove comunque lo stato di forma generale ha soddisfatto Garcia: «Il secondo tempo non ci sarebbe riuscito se non stessimo bene fisicamente. Tutti, compreso lo staff atletico, danno il massimo: siamo una squadra. E se siamo arrivati due volte secondi vuol dire che abbiamo una mentalità di qualità». Per quella vincente serve altro tempo, e risultati.

(E. Menghi)