Difficile definirli giorni della verità, impossibile non pensare che sia arrivata la parte più dura del percorso. Almeno di quello già stabilito dal calendario. Le prossime due settimane però sposteranno inevitabilmente l’ago della bilanciadella stagione romanista, aggrappata con forza a tutte le competizioni e lanciata sulla cresta dell’onda di una crescita che non si basa soltanto sui risultati. Un merito da registrare in particolare al lavoro di Luciano Spalletti, reo di aver contribuito a diffondere l’ossessione della vittoria all’interno dello spogliatoio romanista,a prescindere dalle difficoltà che può rappresentare l’avversario di turno. Motivo che probabilmente ha facilitato l’approccio alla prima gara europea con il Villarreal, rendendo la sfida di ritorno in programma giovedì all’Olimpico un buon motivo per potersi concedere un turn over più ampio. Non un elemento da poco considerando il fitto numero di impegni che porteranno la squadra ad affrontare nel giro di una settimana la temibile trasferta di San Siro con l’Inter, il primo derby della doppia semifinale di Coppa Italia e la sfida ‘Champions’ con il Napoli in programma tre giorni dopo nella capitale. Una montagna che la Roma si troverà a scalare dopo aver superato il campo base dell’Europa League, ma su cui non si potranno compiere successivi passi falsi per evitare di tornare al punto di partenza. La gara con l’Interi nfatti appare giù come un punto di svolta per le sorti del campionato: perdere ulteriore terreno nei confronti della Juventus capolista (impegnata sabato sera allo Stadium con l’Empoli) eliminerebbe definitivamente ogni sogno legato allo scudetto.
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Roma, ora si decide tutto
Le prossime due settimane però sposteranno inevitabilmente l’ago della bilancia della stagione romanista: prima il Villarreal, poi Inter, Lazio e Napoli
Calcoli che Spalletti non riesce comunque a tenere in considerazione, perché la strategia di fissare l’obiettivo su ogni singola partita da affrontare ha finora mostrato i suoi frutti. Le quindici vittorie consecutive collezionate all’Olimpico in campionato (16 se viene contato anche il derby) spiegano soltanto in parte il processo di crescita evidenziato dalla squadra, martellata dai continui richiami dell’allenatore toscano nel mantenere alta la concentrazione ed evitare nuovi cali di tensione mostrati saltuariamente nel corso della stagione. Per questo ogni singola preparazione alla partita viene gestita in modo maniacale dentro e fuori Trigoria. Dai campi di allenamento del centro sportivo (i giardinieri hanno cambiato più voltele condizioni del terreno seguendo le indicazioni precise di Spalletti) fino al rigido codice di comportamento che tutti, senza distinzioni, devono rispettare. Una ricerca della perfezione considerata prioritaria per avvicinare la Roma a modelli più vincenti, che mai come in questo momento, sembrano essere stati così vicini.
Non a caso anche i messaggi mandati dal tecnico domenica sera nel post partita con il Torino non sono caduti nel vuoto: la costruzione di una mentalità vincente deve poter contare anche sul contorno ambientale che circondano il club. Dagli attriti con la stampa fino ai ‘rumori’ e ai malumori che spesso vengono avvertiti all’Olimpico, anche quando il volume si alza di fronte all’ingresso di capitan Totti. Il riferimento al rinnovo del numero 10, oltre ad allontanare l’attenzione sulla sua situazione contrattuale,indica verso un cambio di rotta in cui nessuno, secondo il tecnico, deve sentirsi escluso: “Totti c’entra, nel senso che devono crescere altri calciatori come Totti, bisogna averne quattordici in questo periodo qui, anzi, non bastano lo stesso, ne servirebbero 17-18 in questo mese qui. Se non riusciamo ad ottenere questo risultato andiamo fuori da tutte le competizioni. Se ce ne sono soltanto 11 non si arriva in fondo da nessuna parte e la Roma non vincerà”. Una situazione generale che al momento sta pesando sulla volontà di non prendere in considerazione l’idea di accettare la proposta di rinnovo preparata da tempo dalla società.
(A. Serafini)
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