Tutto, o quasi, in novanta minuti. L’ultimo treno per la Champions diretta passa oggi pomeriggio all’Olimpico: per salirci sopra la Roma deve battere il Napoli, pazienza se così facendo regalerà lo scudetto matematico alla Juve.
rassegna stampa
Roma-Napoli, aria di Champions
Spareggio per il 2° posto all’Olimpico: i giallorossi costretti a vincere. Spalletti: «Giochiamo alla pari. Sul futuro di Totti chiedete a Pallotta»
Poi di cose ne dovranno girare ancora parecchie nel verso giusto, forse troppe, ma Spalletti giustamente la prepara come una finale. E, per una volta, tiene nella fodera la sciabola quando gli tocca parlare di Totti. Si affida all’inglese per rigirare la domanda immancabile sul rinnovo del capitano: «Dovete chiederlo a Pallotta - dice il tecnico nella lingua del presidente - io ormai ci sono entrato troppe volte nell’argomento e non ho più voglia di farlo. Ora a noi interessa la partita, abbiamo la possibilità di centrare un risultato straordinario e restiamo tutti in discussione fino al termine del campionato». Poi Spalletti ammette: «Sono costretto a subire una rivalità che non esiste per aver usato dei principi obbligatori nel mio ruolo. Sono molto felice se Francesco il prossimo anno continuerà a fare la cosa che ama e resterò al suo fianco: ho apprezzato moltissimo il suo messaggio da capitano vero. Sabato, come è successo con altri, gli ho concesso di anticipare l’allenamento e lui lo ha svolto con attenzione e disponibilità. Vogliamo continuare a vederlo così». I romanisti pretendono il rinnovo, quasi un’insurrezione popolare che sovrasta tutti, compreso Spalletti. «Con i numeri di Totti - ammette l’allenatore - vorrei vedere che la gente fosse dalla mia parte. Però chi è affezionato a una causa, può perdere di vista la gestione di una squadra. Francesco nelle ultime partite ci ha dato una mano importante, ma prima devo far crescere l'autostima degli altri calciatori. Si parla tanto di Ranieri e il Leicester è una squadra altrimenti non avrebbe ottenuto questi risultati. Come la Juventus».
Insomma la strada per diventare vincenti è lunga e passa da una crescita innanzitutto della mentalità. Dopo il Torino Spalletti ha evidenziato la carenza di personalità dei suoi, ieri ha ampliato così il discorso: «Il carattere dipende da chi sta in campo, ad esempio De Rossi e Strootman ne hanno di più di altri. Io ho preferito puntare sulla qualità e continuerò così, perché non siamo mai riusciti a fare risultato con una furbata».
Intanto è felice di giocarsi uno scontro diretto decisivo, cosa tutt’altro che scontata al suo ritorno a Trigoria. «I ragazzi mi hanno dato una possibilità importante che nessuno avrebbe immaginato: ci giochiamo ad armi pari col Napoli la Champions, un obiettivo fondamentale per la società e i tifosi. Loro sono stati i più forti dopo la Juventus e meritano questa classifica, per noi il secondo posto rimarrebbe ugualmente difficile anche se vinciamo, ma questa squadra ha fatto risultati straordinari». Un po’ meno Dzeko e Spalletti stavolta se lo coccola un po’ dopo averlo provato tra i titolari negli ultimi due giorni. «È un grande calciatore e probabilmente io non l’ho sostenuto abbastanza, ma un campione così non ne ha bisogno. Forse se lo facevo giocare di più ora avrebbe numeri diversi. Higuain è straordinario, io però sono contento di Dzeko».
Dall’altra parte Sarri prosegue il silenzio stampa imposto dal Napoli e sbarca all’Olimpico con due risultati su tre a disposizione. Una sfida di lusso con una cornice di secondo piano: venduti 9mila biglietti, la Curva Sud sarà ancora vuota mentre fra i 30mila spettatori totali almeno 2500 saranno napoletani. Ma solo un centinaio avranno il «coraggio» di sedersi nel settore ospiti. Roma-Napoli continua a non essere una partita normale.
(A. Austini)
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