La Roma al San Paolo ce l'ha fatta senza i tifosi, senza Strootman, Bruno Peres e gli altri infortunati, a un certo punto senza Juan Jesus e Nainggolan. E in quello stadio da oltre un anno – in campionato – non c’e riuscito nessuno a portar via tutto il bottino al Napoli di Sarri. Appena è tornata a giocare come un gruppo vero, la Roma ha battuto in serie Inter e Napoli, scrive Alessandro Austini su "Il Tempo". Sei punti pesantissimi, che valgono il momentaneo secondo posto in solitaria, col vantaggio conquistato nel doppio scontro diretto. E, soprattutto, «obbligano» la Roma a riattaccarsi addosso l’etichetta di anti-Juve.
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Roma, l’anti-Juve sei tu
Appena è tornata a giocare come un gruppo vero, la squadra di Spalletti ha battuto in serie Inter e Napoli. Sei punti pesantissimi, che valgono il momentaneo secondo posto in solitaria
Qualcuno ha visto Callejon? La chiave del match è tutta qui. L’ha stravinto Spalletti, sempre vincente da romanista al San Paolo: se De Boer c’era cascato portando tutta l’Inter nella meta campo giallorossa e consegnandosi al contropiede dei velocisti giallorossi, ieri Sarri non è riuscito a innescare il suo asso spagnolo. E’ la conseguenza di una Roma «camaleonte» che ha spiazzato gli attaccanti del Napoli. La famosa difesa «a tre e mezzo» rispolverata da Spalletti, con Florenzi e Perotti larghi sulla linea dei mediani in fase di possesso ha allargato il campo giallorosso e ristretto lo spazio per lo spagnolo e Insigne: il primo non ha trovato il modo di scavalcare Juan Jesus, supportato dai ripiegamenti del generoso Perotti. Dall’altra parte, quando il pallone lo gestivano gli azzurri, Florenzi è scalato a ricomporre la linea a quattro difensiva, pronto a ribaltare l’azione non appena possibile. Una posizione ibrida che ha mandato in tilt i collaudati meccanismi napoletani. E poi quel Fazio ruvido e monumentale in mezzo, che ha cancellato Gabbiadini. Beccati due gol da Dzeko, Sarri ha provato a copiare il suo «maestro» Spalletti affidandosi all’attacco leggero, con Mertens e poi El Kaddouri centravanti. Ma a parte la capocciata di Koulibaly, il Napoli ha mostrato tanta confusione sul più bello.
Il «bidone», se qualcuno se n’è accorto, è capocannoniere. Sette gol in otto partite per Dzeko, decisivo con l’Inter, dominante ieri e fa bene Spalletti a pungolarlo nel post-partita perché già a questo punto del campionato il bosniaco doveva essere in doppia cifra per il numero di occasioni avute. Grandi meriti da spartirsi con l’instancabile Salah, il redivivo Nainggolan nonostante gli acciacchi e, in generale, con il cuore di tutta la Roma, che ora può tornare a sognare.
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