rassegna stampa

La Roma e il «giallo» dello stadio

L'archiettto Dan Meis ieri ha detto «Non avevo mai lavorato per un progetto di questa portata, ma sono fiducioso che si farà».

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Sullo stadio della Roma a Tor di Valle si va avanti adagio, molto adagio. E con il giallo dei progetti definitivi.

Dopo che, a ridosso di Natale, il Consiglio comunale aveva dato il via libera alla prima fase, quella dell’interesse pubblico all’opera, i progettisti del Gruppo Parnasi - secondo quanto si apprende - si sono riuniti al termine delle festività natalizie e hanno iniziato a lavorare sui progetti definitivi. L’iter, infatti, prevede che i proponenti, quindi il Gruppo Parnasi come «partner tecnico», debbano presentare i progetti definitivi delle opere al Comune che, dopo un primo esame superficiale per verificare se essi rispondono alle prescrizioni contenute nella delibera di pubblico interesse, li depositerà in Regione. Avvenuto il deposito alla Pisana scatteranno i famosi sei mesi entro i quali dalla Regione dovrà essere convocata la Conferenza di Servizi decisoria per dare il via libera definitivo al progetto.

Da giorni, poi, si vocifera sulla possibilità che già per fine marzo il Gruppo Parnasi «chiuda» i definitivi. Ma, su questo punto, si apre un piccolo giallo: secondo alcuni dei progettisti del Gruppo, i definitivi che, secondo loro, dovrebbero essere depositati sarebbero solo quelli delle opere pubbliche (i ponti, le strade, i raccordi, la metropolitana e via dicendo) più quelli dello stadio vero e proprio. A loro giudizio, questo sarebbe dovuto al fatto che le altre opere (sostanzialmente il business park) non rientrerebbero nel più ampio concetto di «pubblico» ma sarebbero da considerare «private». In realtà, dal Campidoglio, lo stesso assessore all’Urbanistica, Caudo, è stato chiaro: i progetti che il Comune si aspetta dovranno essere i definitivi di ognuna delle opere che compongono l’intervento, quindi, sia i ponti o la metropolitana, che anche tutto il resto. E se per quelle opere considerate «di interesse pubblico» i definitivi dovranno scendere al massimo livello di dettaglio (in sostanza un progetto esecutivo), per quelle private, invece, i dettagli potranno anche arrivare in un secondo momento (la convenzione urbanistica avrà durata decennale) ma gli elaborati progettuali definitivi dovranno comunque essere presentati e, quindi, vagliati dai tecnici comunali e regionali.

Ieri, l’architetto Dan Meis ha raccontato i dettagli del progetto all’Università Americana di Roma: «Ho preso spunto dai giocattoli giapponesi per fare stadi convertibili: a Seattle piove molto, perciò il tetto scorre e si apre. L’idea era combinare qualcosa del genere con la Saitama Arena. La Curva Sud sarà il piatto forte, il Tevere può essere sfruttato per i collegamenti. Vogliamo fare un impianto di livello mondiale». Poi ha assicurato: «Non avevo mai lavorato per un progetto di questa portata, ma sono fiducioso che si farà».