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Roma, Garcia alla prova del nove: “I conti si fanno alla fine”

"Volevo tranquillizzare la piazza, io non sarà mai un peso per la Roma. Ho imparato ad innamorarmi di questa squadra e, quando non mi sentirò più utile, mi farò da parte"

Redazione

Finché tutto andava bene, Garcia non si era reso conto di aver scelto di lavorare nella «piazza più difficile del mondo». Adesso lo denuncia in conferenza stampa, dopo aver sentito parlare di sedie volate nel confronto con la squadra a Trigoria: «Ma negli spogliatoi ci sono solo panchine», dice ironicamente. La sua di panchina non è più così salda, la sfida di ritorno con la Fiorentina assume un valore ancor più grande e si lega strettamente al futuro dell’allenatore, messo in discussione dopo tre mesi di buio: «Io non mi arrendo nel primo momento di difficoltà. Non so quando sia l’ultima di campionato, ma fino al fischio finale ci sarò e spingerò tutti coloro che hanno bisogno di essere spinti e io sarò il primo. Volevo tranquillizzare la piazza, io non sarà mai un peso per la Roma. Ho imparato ad innamorarmi di questa squadra e, quando non mi sentirò più utile, mi farò da parte. Finché i giocatori mi seguono e vengo ascoltato, io devo assecondare il mio sogno di vincere qui, perché sono venuto per questo: voglio vincere qui dopo aver sognato di farlo, con questa squadra in questa piazza che è la più difficile del mondo. Io sono inflessibile, soprattutto su me stesso, questo è importante. Ogni anno facciamo i conti, faremo i conti a fine stagione».

Non ha smesso di vedere il bicchiere mezzo pieno, Rudi, in cerca di un equilibrio emozionale che ultimamente sta mancando: «Io non cado mai nell’euforia e nel pessimismo, sono sempre misurato, tranquillo e sereno. Dopo la pioggia viene il sole: dobbiamo rifar salire la squadra, dobbiamo lasciare i giocatori tranquilli, io mi prendo tutta la colpa, ma loro devono giocare con la voglia. Sembra che lottiamo per la salvezza e che siamo già fuori da tutto, ma abbiamo la voglia di superare il turno di Europa League e di andare avanti: è l’unica motivazione che abbiamo domani. Se abbiamo un po’ di successo la gara andrà bene, dobbiamo concentrarci su questa e basta». Garcia ha una richiesta per i suoi attaccanti, che «devono segnare di più, soprattutto in campionato. In Europa Gervinho ha fatto tanti gol e a Rotterdam ci ha aiutati per la qualificazione. Iturbe è un caso differente, si è sempre dovuto riprendere da infortuni e se non è sempre al 100% non riesce a esprimere le sue qualità. Ho fiducia in questi due giocatori, come negli altri. Vinceremo le partite solo col gioco. Serve anche orgoglio e carattere, ma il gioco è fondamentale».

E passa soprattutto dai piedi di Keita, che contro la Samp, prima di perdere la testa e farsi cacciare, aveva toccato più palloni di tutti. Il maliano fa compagnia al tecnico in sala stampa e affronta le critiche: «? giusto accettare anche i commenti negativi. Non sono contento ora, ma sono convinto che dopo il maltempo ci sarà il bel tempo. La pressione è determinata da tifosi e stampa. Domani abbiamo un’opportunità importante di vincere. Si alternano momenti alti e bassi, i campioni in questi momenti alzano la testa, possiamo ottenere la qualificazione. Per me un club è formato da calciatori, allenatore, società e tifosi. Se domani vince la Roma, vincono soprattutto i tifosi. ? normale che ora siano arrabbiati, non stiamo rispettando le aspettative, ma chiedo loro di non lasciarci e sostenerci. » difficile giocare quando si è fischiati, succede anche ai campioni. Ma io non sono la Roma, io potrei essere in un altro club domani o smettere di giocare, ma i tifosi della Roma ci saranno sempre». Nel bene o nel male.