rassegna stampa

Roma, oltre al danno la beffa

Nonostante le parole della vigilia di Garcia e Florenzi, la Roma si arrende al Feyenoord nella partita di andata dei sedicesimi di finale. Il problema non è solo il gioco, ma la condizione disastrosa di alcuni

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Oltre al danno la beffa. Come se non fosse bastata una città messa a ferro e fuoco da cinquecento teppisti mascherati da tifosi, dall'umidiccio dell'Olimpico esce un pareggio pesantissimo per la Roma in vista della gara di ritorno di Europa League in programma la settimana prossima in Olanda. Ma questo, a differenza di quanto accaduto nel centro storico della capitale d'Italia (una vergogna irripetibile), ci sta tutto e non fa una piega. Perché chi pensava che l'aria d'Europa avesse potuto cambiare qualcosa in questa Roma ormai allo sbando si sbagliava e di grosso.

Non sono bastate le parole della vigilia, né la buona volontà (?) di un gruppo in crisi di identità che gioca solo venti minuti e poi si consegna ai modesti rivali che hanno più fame e si vede. La Roma, esattamente come in campionato (e non si capisce perché sarebbe dovuto essere diversamente), non ha gioco né idee e confeziona il settimo pareggio di questo 2015 da dimenticare. O meglio, gioca al piccolo trotto per poco più di venti minuti, segna il gol del vantaggio e poi si imballa, resta chiusa dietro e, invece di dare il colpo di grazia al Feyenoord, gli permette di rientrare in partita.

Il problema è sì il gioco, ma anche la condizione disastrosa di alcuni giocatori sui quali si fondava la meravigliosa macchina da guerra di Garcia. Pjanic irriconoscibile non gioca una partita ai suoi livelli da una vita, Manolas sembra un altro giocatore e lo stesso Totti sta attraversando un momento nero. Se a questo aggiungete un De Rossi ancora lontano dalla forma migliore e un Gervinho a tratti irritante, la frittata è fatta. L'ivoriano segna il gol del vantaggio ma ne sbaglia almeno altri tre facili e non permette alla Roma di chiudere la partita.

Ma è impossibile, al termine di una serata così, prendersela con un solo uomo, pensare che una sola pedina possa aver fatto saltare tutto lo scacchiere. Ancora una volta la Roma a un certo punto si ferma a conferma di un'involuzione tattica che definire preoccupante è riduttivo. Palla indietro e lanci profondi da parte dei due centrali sempre o quasi per nessuno: oppure cross dalla trequarti in mezzo come se lì in mezzo ci fosse un bomber...che non c'è.

Poi quel buco enorme a centrocampo, punto nevralgico del gioco che aveva fatto le fortune dei giallorossi in grado di proporre uno dei reparti più forti d'Europa. Era lì che la Roma ti staccava letteralmente il pallone dai piedi, ora guarda la palla passare e prova a rincorrerla: insomma, un'altra squadra. Garcia stavolta ha provato a cambiare dando fiducia al giovane Verde che resta comunque anche stavolta il migliore in campo. Molto bene nel primo tempo, protagonista nell'azione del gol giallorosso e in grado di dare a Gervinho almeno altre due fantastiche palle gol. Meno bene nella ripresa che la Roma ha rinunciato a giocare.

E non può essere un alibi il gol in fuorigioco di Kazim: imparabile per Skorupski che già aveva fatto il miracolo sul colpo di testa di Immers deviato sul palo. A questo punto gli alibi non possono che peggiorare la situazione per una Roma che ha fatto il primo tiro in porta nella ripresa all'84esimo.

Tra sette giorni gara di ritorno a Rotterdam e sarà tutto un altro clima. Servirà un'altra Roma, servirà coraggio, servirà vincere: una cosa che la Roma in campionato come in coppa non sa più fare.