rassegna stampa

Roma, crocevia per il futuro

(Il Tempo – M.De Santis) Era iniziato con un pausa di quindici secondi degna dell’Adriano Celentano sanremese,

Redazione

(Il Tempo - M.De Santis) Era iniziato con un pausa di quindici secondi degna dell’Adriano Celentano sanremese,

è proseguito eruttando come un vulcano ed è finito lanciando un messaggio forte e chiaro ai naviganti giallorossi. «Siamo tutti sotto esame, me compreso. Ogni allenamento è importante e ogni partita è un test». Lo show del Luis Enrique furioso di ieri ha un perché e dei destinatari precisi: quello che è successo in settimana a Trigoria e tutti i giocatori (nessuno escluso).

Le cronache trigoriane, infatti, raccontano di una serie di allenamenti un po’ allegrotti e al piccolo trotto che non sono affatto piaciuti al tecnico. Sorrisi, battute, alcuni giocatori che per scherzo facevano finta di prendersi a pallonate, livello d’attenzione non al massimo, ritmi più blandi del solito e intensità generale al di sotto del consentito: tutte cose registrate dall’asturiano nelle sedute tra mercoledì e sabato. E così, prima di andare in conferenza stampa, Luis Enrique ha detto due paroline a voce anche abbastanza alta alla squadra: «Non ci si può allenare in questo modo, serve più intensità. Così non si vince».

Il concetto è stato ribadito, amplificato e approfondito qualche minuto più tardi davanti a microfoni, telecamere e taccuini. «Ogni giorno - attacca in quarta il tecnico - la cosa più importante per me è l’allenamento e dopo viene la partita che rappresenta il vero e proprio esame. Non ho mai parlato di un anno di transizione, voglio battere il Parma e in settimana ho fatto tutto il possibile per essere in grado di vincere. Ma se faccio una brutta figura, o subisco una sconfitta, mi rialzo e preparo la prossima partita, questa è la mia filosofia. Io non regalo nessun allenamento, nemmeno uno, così posso tornare a casa tranquillamente, con la testa alta, altissima».

Altro che la notte prima degli esami di vendittiana memoria, qui gli esami sono iniziati già da un pezzo e riguardano tutta la "scolaresca" romanista. «Mancano ancora 15 giornate. È come con gli studenti, alla fine arrivano gli esami e le pagelle. I calciatori hanno la grande opportunità di fare una bella figura con il Parma, dopo l’avranno con l’Atalanta, dopo ancora con la Lazio e via così fino alla fine della stagione. Nessuno ha il posto garantito, sia che siano i giocatori o che sia l’allenatore. Tutto dipende sempre dai risultati. Non confermo nessuno, neanche me stesso». È un fiume in piena il tecnico: «Il vero messaggio è che se non vinci contro il Parma, o nella prossima partita, e non ti alleni non ci sarà nessuno da confermare. In Spagna si dice "Cuando las barbas de tu vecino veas pelar, pon las tuyas a remojar (traduzione: quando la barba del tuo vicino vedi tagliare, metti la tua a inzuppare)". Bisogna lavorare tutti i giorni per avere la possibilità di continuare a stare qui.(...)

Non c’è mercato estivo, il mercato è oggi, è domani e ogni giorno. Con il Parma si vedrà chi vuole restare a Roma e voglio vederlo pure io. Che m’importa di pianificare il prossimo anno? Non sto già pensando alla Roma del futuro, almeno pubblicamente. Il vero esame è questa partita perché ci sarà anche il vero professore: il tifo romanista. Con questo messaggio la Roma diventerà grande, altrimenti resterà sempre quella che è ora». C’è anche spazio per una battutina sulla gara di oggi: «Sarà molto difficile vincere se non ci saranno dei miglioramenti rispetto a Siena. Abbiamo lavorato su come fronteggiare il Parma, vediamo se riusciamo a farlo». Tra dire e fare c'è di mezzo un esame.