rassegna stampa

Roma bellissima

I giallorossi passano anche a Empoli: centrata la sesta vittoria consecutiva grazie alla doppietta di El Shaarawy e al gol di Pjanic

Redazione

La Roma mette la sesta, ora tocca agli altri. Missione compiuta a Empoli e vittoria che vale doppio: per la classifica, col terzo posto ritrovato aspettando gli scontri diretti di oggi e domani tra Firenze e Torino, e per l’autostima di una squadra capace di nascondere l’assenza di cinque titolari in partenza, tre dei quali (Florenzi, Manolas e Dzeko) messi ko da un virus influenzale a cui si è aggiunto Nainggolan dopo mezz’ora.

RINASCITA - In meno di due mesi e oltre ogni aspettativa Spalletti ha rimesso in piedi una squadra depressa, aiutato dagli innesti di mercato di gennaio sempre più decisivi. El Shaarawy segna una doppietta pesantissima ed è già a quota quattro gol, Perotti è l’uomo simbolo del gioco «a tutto campo» chiesto dall’allenatore, dove la qualità va abbinata al sacrificio. Con il colpo grosso di Empoli sono sei le vittorie consecutive in campionato di un gruppo che ora si muove in un meccanismo organizzato, ha migliorato la tenuta in difesa e soprattutto ritrovato la vena offensiva: adesso la Roma ha il migliore attacco del campionato con 55 reti, una più del Napoli atteso domani al Franchi, grazie alle 19 messe a segno con Spalletti in 8 gare a fronte di solo 6 gol incassati.

L’UOMO DELLA PROVVIDENZA - Per il tecnico è la prima vittoria a Empoli sulla panchina giallorossa. Una consacrazione simbolica nella città che l’ha visto diventare allenatore e ora lo ritrova tra i migliori interpreti del mestiere in Italia. C’è tanto di Spalletti in questa resurrezione romanista, a partire dal coraggio con cui si è presentato a Trigoria senza far sconti a nessuno, Totti compreso a cui ieri non ha concesso neppure un minuto, passando per le idee tattiche ancora in fase di sperimentazione (da due partite utilizza il 4-3-1-2 col rombo) in attesa di inserire Strootman nello scacchiere, fino al salto di mentalità già evidente sul campo: la sua Roma difende «di squadra» col baricentro alto, senza farsi più schiacciare dalla paura e dall’avversario una volta passata in vantaggio. La perfezione è ancora lontana, ma la strada è senz’altro giusta.

LA PARTITA - Dopo 5’ El Shaarawy non crede ai suoi occhi: i centrali lo lasciano avanzare e mirare dalla lunga distanza e lui la mette sotto al sette dove l’ex giallorosso Skorupski cerca di arrivare con la mano sbagliata. Molto più prodezza del «Faraone» che errore del polacco, ma nel complesso il portiere dell’Empoli non è stato impeccabile. La risposta dei padroni di casa è il diagonale di Maccarone deviato da Szczesny, prima del fortunato pareggio: cross di Mario Rui, il polacco respinge sulla faccia di Zukanovic e palla nel sacco. L’1-2 arriva subito dopo con la punizione «a due tempi» di Pjanic, bravissimo a calciare con forza e precisione sulla respinta della barriera. Spalletti perde anche Nainggolan per un risentimento muscolare e butta dentro Iago Falque da mezzala («è quello il suo ruolo», spiegherà a fine partita), cercando di sfruttare la sua corsa per contrastare le ripartenze veloci dei toscani. Nella ripresa, dopo dieci minuti di gestione, dalla parte di Maicon si inizia a passare con troppa facilità, ma a parte un rigore inesistente chiesto da Maccarone la squadra di Giampaolo ha pochi sussulti in area di rigore. Nel momento di maggiore sofferenza si accende Salah, Skorupski respinge sui piedi di El Shaarawy e arriva il gol tutto egiziano con festeggiamento sotto al settore dei cinquemila romanisti. Entra Manolas per coprire i buchi in difesa, con Rudiger che scivola a destra, Dzeko dà il cambio a El Shaarawy e Mario Rui ha la pessima idea di farsi espellere a gara ormai finita.

VOLATA - Adesso due giorni da spettatori interessati e undici «finali» per qualificarsi alla prossima Champions, a cominciare dallo scontro diretto con la Fiorentina di venerdì. La Roma di Spalletti non si pone limiti, può sognare in grande, ma per guardare più su del secondo posto non può sbagliare nulla. Perché il bonus se l’è giocato tutto Garcia.

(A. Austini)