rassegna stampa

Quanto pesa l’assenza di «Coso» tra i pali della porta romanista

Senza Szczesny la Roma ha preso quattro gol in due partite, contro i tre incassati nelle quattro gare precedenti

Redazione

Quattro gol in due partite, contro i tre incassati nelle quattro precedenti. I numeri non sono verità assoluta, ma ci si avvicinano molto. Dicono tutto o quasi, sono fredde espressioni, ma in qualche modo raccontano meglio di qualsiasi altra cosa situazioni complesse, stati d’animo e sensazioni difficili da esporre altrimenti nero su bianco.

In questo caso la sintesi è presto fatta: senza Szczesny (o meglio «Coso» come lo hanno ribattezzato i tifosi) la Roma ha preso in due gare più gol che in tutte le altre partite giocate fin qui.

Il che non vuol dire che sia colpa di De Sanctis (o almeno non solo: perché sul modo in cui ha piazzato la barriera nel gol del vantaggio doriano si potrebbe discutere, per non parlare del gol incassato dal Sassuolo all’Olimpico), ma cambiare lì dietro ha fatto saltare equilibri già resi precari dall’assenza di un Castan ancora lontano anni luce dalla forma migliore. Perché in difesa si sa comanda il portiere o comunque è lui che da sicurezza ai compagni, che detta spesso i tempi e consente ai suoi di giocare in un certo modo. Il feeling con il giovane portiere polacco infortunatosi nel match di Champions contro il Barcellona, era percepibile. Finalmente la Roma sembrava aver sistemato un ruolo nel quale da un po’ di tempo mancava un vero e proprio punto di riferimento: senza nulla togliere all’attuale titolare. Ci aveva provato un paio di volte la società a creare un’alternativa per il futuro tra i pali vista la carta d’identità di De Sanctis, ma non era stata fortunata. O comunque non era stata forse considerata una priorità.

(T.Carmellini)