Con garbo, ma subito. Via subito. Eusebio Di Francesco sapeva a che cosa sarebbe andato incontro arrivando a Roma. E' stato accolto come un giovane, ma giovane non è. E' come Sarri, addirittura Guardiola, cioè con un suo calcio che viaggia nella sua zucca, senza essere né Sarri né Guardiola. Ha portato come dote una valigia carica di nostalgia per uno scudetto del quale è stato attore non protagonista. Di quei giorni parliamo di Batistuta, Totti, Capello e ogni tanto spunta pure lui, con affetto, perché l'uomo, il giocatore, meritano affetto e rispetto. In questa seconda vita romana, è stato accolto con un solo sentimento: affetto. Perché Roma non dimentica, scrive "Il Tempo".
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Perché cacciarlo? Via subito, aspettare sarà peggio
Di Francesco a perso punti con tutte squadre nel lato destro della classifica, via adesso che il brutto di oggi potrebbe essere ancora più brutto domani. Adesso perché Pallotta è "disgusted", quindi come Nerone ha già mostrato pollice verso
Ma di rispetto ne ha avuto poco. Più scetticismo, perplessità che rispetto. La sua è stata una corsa in salita, c'è voluta una semifinale di Champions per dare una spallata a tutti i "però". E a metà agosto è tornato subito lì, a confrontarsi con i soli demoni: Eusebio lo yesman, colui che accetta tutto, che chiede Tizio e gli portano Caio in ambulanza, che alla prima giornata dà il via libera alla terza dolorosa cessione. E lui niente, zitto. Lui però, non è più lo stesso. II 4-3-3 impazzisce, non è più nemmeno quello di Sassuolo. Chi è adesso? Gli diamo un'altra chance? Batte il Frosinone? E poi? Alla prima sconfitta ne riparliamo? No, via adesso. Ha perso punti con tutte squadre nel lato destro della classifica, via adesso che il brutto di oggi potrebbe essere ancora più brutto domani. Adesso perché Pallotta è "disgusted", quindi come Nerone ha già mostrato pollice verso.
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