(Il Tempo - G.Giubilo) La Roma può consolarsi: non sarà l'unica squadra ad avere perso in casa una finale per la vetta d'Europa.
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Per i tedeschi una beffa che ricorda la Roma dell'84
(Il Tempo – G.Giubilo) La Roma può consolarsi: non sarà l’unica squadra ad avere perso in casa una finale per la vetta d’Europa.
Ai rigori, proprio come a Roma, il Bayern si arrende e consegna al Chelsea la prima Champions League della sua storia. C'è la firma italiana di Roberto Di Matteo, su questo miracolo compiuto con bravura e fortuna, a ranghi decimati. Tedeschi più offensivi, ma la vittoria dei londinesi non è usurpata. Toni tecnici non elevatissimi, ma straordinario livello di emozioni, altalena di umori, con i tedeschi che a pochi minuti dalla fine stavano per alzare la Coppa. Ma ci ha pensato Drogba a trascinare ai supplementari il suo Chelsea che non muore mai, dopo il gol di Muller.
Non impeccabili due grandi portieri come Cech e Neuer, poi l'ingenuità di Drogba ha regalato a Robben il tiro dal dischetto e al suo estremo difensore l'occasione per il riscatto. Per la decima volta nella storia, decisione affidata ai rigori. Stasera si chiude la stagione nazionale, almeno per quel che riguarda il livello più alto.
L'Olimpico di Roma ospita la finale di una Coppa Italia che avrà almeno una conclusione prestigiosa, dopo un lungo cammino: reso avvilente, tutto sommato, da una formula ideata da qualche dottor Stranamore capitato per caso nei corridoi della Lega.
Juventus e Napoli avevano riconquistato a braccetto la Serie A cinque anni or sono, dopo che vicissitudini di tipo diverso, imbrogli a Torino e bancarotte al Sud, avevano trascinato nel baratro due società ricche di storia. Si potrebbe pensare, nell'esame della sfida, a una superiore motivazione per il Napoli, quinto classificato, nei confronti dei rivali, campioni e imbattuti. Ma è un discorso che non regge guardando all'impegno feroce profuso dagli juventini anche quando il titolo era già al sicuro. E poi ci terranno molto, Conte e la sua armata, a chiudere la stagione senza la macchia di una sconfitta.
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