Lo aveva deciso il giudice per le indagini preliminari. E adesso anche la Cassazione ha confermato: l'imprenditore Luca Parnasi resterà in carcere. I giudici della sesta sezione penale, come riporta Il Tempo, hanno infatti rigettato il ricorso presentato dai legali dell'uomo che, secondo la procura di Roma, sarebbe il dominus di quell'associazione a delinquere che avrebbe cercato di realizzare a ogni costo il nuovo Stadio della Roma.
rassegna stampa
Parnasi resta In cella: “Non si è dissociato dal sistema corrotto”
La Cassazione ha rigettato il ricorso presentato dai legali del costruttore romano
La difesa di Parnasi puntava soprattutto sull'assenza di motivazioni che giustificassero la custodia cautelare in carcere. Inoltre, nell'istanza di scarcerazione depositata in seguito all'arresto, provavano a smontare la sussistenza dell'associazione ipotizzata dai pm, visto che i membri del sodalizio in realtà erano dipendenti di Parnasi.
E ancora, avevano cercato di minimizzare le dazioni di denaro ai politici, le stesse che al momento la procura sta passando al setaccio. Si tratterebbe infatti di versamenti in chiaro per finanziare campagne elettorali in maniera trasversale. Un sistema utilizzato da Parnasi in vista di un solo obiettivo: "La sostanza è che la mia forza è quella che alzo il telefono...". In realtà, spesso, erano anche i politici a chiamare Parnasi. "Nell'ultima campagna - aveva ricordato l'imprenditore - Palozzi mi chiamava continuamente, chiedendomi un contributo e abbiamo concordato il contratto con la Pixie, al fine di giustificare la dazione della somma di denaro. Non avevo bisogno di quel contratto, né di quei servizi. Tuttavia non volevo fare figurare il mio nome accanto a quello di Palozzi, proprio perché stavo tentando di costruire un rapporto con i 5 Stelle".
E anche la sua collaboratrice aveva raccontato che "l'importo era sempre lo stesso, ossia 4.500 euro". E ancora: "Non so esattamente per quale motivo l'importo dovesse essere di 4.500 euro, se non ricordo male mi è stato detto che l'elargizione, in tale misura, avrebbe potuto non essere dichiarata".
E quando c'era un problema con i bonifici Parnasi sollecitava: "Come se subisse pressioni". Poco importa. Il procurato-re generale Perla Lori si è opposta alle istanze della difesa. E il collegio presieduto da Giorgio Fidelb o ha respinto il ricorso, condannando Parnasi al pagamento delle spese. Del resto il gip aveva già spiegato che Parnasi "non risulta aver preso le distanze dal collaudato sistema corruttivo dallo stesso creato".
© RIPRODUZIONE RISERVATA