Non ci stanno più a passare per fessi. E ora vogliono spiegazioni. Pallotta e i dirigenti della Roma hanno spedito ieri una lettera ufficiale al “Club Financial Control Body” della Uefa - preannunciata dal presidente mercoledì - per chiedere dei chiarimenti rispetto al Fair Play Finanziario. Come noto, il club giallorosso negli ultimi cinque anni ha sacrificato una serie di talenti sul mercato - partendo da Marquinhos e Lamela nel 2013 per finire con Alisson, Nainggolan e Strootman la scorsa estate - proprio per rispettare i paletti imposti dall’Uefa. Stando alle norme introdotte da Platini e inasprite da Ceferin, le società non possono spendere più di quanto incassano. Il massimo disavanzo tollerato è di 30 milioni nel triennio precedente e siccome i ricavi della Roma non bastano a coprire gli investimenti (in gran parte per gli stipendi dei calciatori), a ogni chiusura di bilancio, prima Sabatini e poi Monchi, si sono ritrovati costretti a fare plusvalenze con le operazioni in uscita per far quadrare i conti. Dopo essere usciti dal “settlement agreement” a fronte di una serie di cessioni dolorose, che hanno impedito di mantenere un’ossatura stabile della squadra e attirato le inevitabili critiche dei tifosi, la musica non cambia perché i paletti generali vanno comunque rispettati. E fin qui non ci sarebbe nulla di strano, ma il problema si pone dando uno sguardo alla concorrenza. Italiana e straniera.
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Pallotta: “Uefa, ora spiegaci il Fair Play”
I dirigenti della Roma hanno spedito ieri una lettera ufficiale al “Club Financial Control Body” della Uefa per chiedere dei chiarimenti
Senza entrare nello specifico, la Roma si chiede se sia giusto un sistema in cui altri club, ad esempio Juventus e Inter, per rientrare nei limiti del FFP non cedono i loro big ma realizzano ingenti plusvalenze con i giovani della Primavera o con giocatori palesemente in difficoltà come Sturaro attraverso scambi o accordi articolati con diverse società. In alcuni casi (vedi l’operazione tra Juventus e Udinese su Mandragora) c’è l’obbligo degli stessi club a ricomprare quei giovani a un prezzo leggermente più alto dopo aver intanto realizzato un risultato economico a bilancio, utile per rispettare i parametri Uefa. Tutto lecito e dichiarato, per carità, ma pur sempre un modo con cui il senso del FFP viene chiaramente aggirato. E se l’Inter ha utilizzato un’ulteriore strategia per superare i paletti, incamerando sponsor cinesi legati alla galassia Suning da oltre 100 milioni di euro, il Milan era stato escluso dalle coppe avendo totalmente ignorato i limiti di spesa durante l’era Fassone-Mirabelli, poi è stato riammesso dal Tas e anche con la nuova proprietà ha continuato - almeno fin qui - a non badare troppo agli equilibri di bilancio, ricevendo solo una multa da 12 milioni di euro dalla Uefa. La sanzione, tra l’altro, non considera lo scorso anno ma intanto i rossoneri hanno giocato l’Europa League e fatto mercato liberamente. Pallotta, con chiaro riferimento ai rossoneri, si è giustamente interrogato: “Non è meglio prendere 12 milioni di euro di multa e accettarla piuttosto che vendere i giocatori?”. È questo il senso della lettera articolata in più punti, in cui la Roma non fa riferimenti diretti alle concorrenti, ma chiede se il sitema del FFP abbia ancora un senso e quali siano i vantaggi di chi, come la societá giallorossa, ha scelto di rispettare le regole e non di aggirarle. Se non provvedimenti, a Trigoria si aspettano quantomeno una risposta. La stessa che vorrebbero tanti tifosi. Lo riporta Il Tempo.
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