rassegna stampa

Pallotta svela il bluff del Milan

Fino a ieri nessuno del "sistema" si era esposto. Fassone risponde irritato e il patron della Roma fa retromarcia

Redazione

Pallotta dice quello che tutti pensano e scoppia il finimondo. Il Milan dei "misteriosi" cinesi compra giocatori come nessuno in Europa, si è già impegnata per acquisti da oltre 200 milioni di euro e ne promette altri, in barba a tutte le limitazioni dell’Uefa. Fino a ieri nessuno del "sistema" si era esposto e ci ha pensato Pallotta, senza freni inibitori, salvo poi smorzare i toni dopo la replica piccata del Milan. Ma quello che il presidente giallorosso pensa davvero lo ha detto a una radio americana: "Non ha senso quello che sta facendo il Milan – spiega Pallotta – non hanno i soldi per comprare la squadra, hanno preso 300 milioni in prestito da persone che conosco a Londra (il fondo Elliott, ndr), a un interesse alto. Pagheranno le conseguenze a un certo punto, non basterà qualificarsi alla Champions e quando gli stipendi saranno uguali ai ricavi, non so cosa succederà. Sono gli unici in Serie A che stanno perdendo la testa! Forse hanno un grande piano che un giorno scopriremo. Se potete spiegarmi il Milan, perché io non lo capisco".

Il Milan, a dir poco irritato, risponde per bocca dell’ad Fassone che registra un video: "In primis sono sbalordito per lo stile di Pallotta: è veramente inusuale, almeno in Italia, che un club attacchi una consorella; secondo per le imprecisioni del presidente, che parla di cifre totalmente sbagliate: la parte del fondo Elliott è di 180 milioni, su un valore del club di 740".

In realtà i milioni del prestito sono 303, parte dei quali (128) sono stati «scaricati» dal veicolo societario che ha acquistato il Milan e «girati» su due bond quotati alla Borsa di Vienna, uno da 73 milioni per estinguere il finanziamento e un altro da 55 milioni per il mercato. "Non so a cosa si riferisce Pallotta quando dice che “pagheranno le conseguenze” – prosegue Fassonese è una minaccia la respingo al mittente, noi abbiamo emesso un bond per la campagna acquisti e siamo al momento al di sotto del consumo di questo bond. Ci sono dei piani pluriennali presentati anche alla Uefa nell’ambito di un voluntary agreement». Anche qui Fassone dimentica di aggiungere che il piano in questione è stato già bocciato dall’Uefa. E che mancano ancora le fideiussioni per tesserare Bonucci e Biglia. Il dirigente rossonero sottolinea invece che «la nostro strategia prevede che gli stipendi rimangano sulla soglia tra il 50 e il 60% dei ricavi. Il livello dell’indebitamento del club è di 120 milioni, rispetto al fatturato è straordinariamente migliore in percentuale di quello che ha la Roma, che ha la sfortuna di essere quotata in Borsa e quindi un bilancio pubblico. Sono a disposizione di Pallotta per confrontarmi sui bilanci miei e della Roma".

Il numero 1 giallorosso, per una questione di cortesia, decide allora di fare una parziale retromarcia: "Mi scuso se ho avuto informazioni imprecise. Auguro al Milan e ai suoi nuovi proprietari le migliori fortune e attendo con piacere che collaborino al nostro fianco in maniera incisiva per lo sviluppo della Serie A". La sostanza non cambia.

Da una milanese all’altra, Pallotta parlando di Sabatini, ora all’Inter, conferma che "avevo perso molta fiducia in lui dopo i primi due anni, dovevamo costruire sui giocatori presi e invece lui ha continuato a fare acquisti e cessioni. Monchi è stato un dono del cielo".

Anche in questo caso non è mancata la risposta di Sabatini: "Quelle di Pallotta sono parole buttate lì in uno stato confusionale. Lui ha deciso di accettare le mie dimissioni a settembre e non a maggio quando le avevo presentate. Per sua fortuna ha portato la mia squadra ad ottenere 87 punti in campionato e a garantire 120 milioni di introiti al 30 giugno". Sarà difficile ricucire. Quanto al futuro della Roma, Pallotta ribadisce che "non vogliamo vendere la società ma se non approveranno il progetto dello stadio allora qualcun altro dovrà andare fino in fondo". La settimana prossima è atteso l’ennesimo parere delle istituzioni.