rassegna stampa

Pallotta pigliatutto e lo stadio è solo suo

LaPresse

Il presidente della Roma sarebbe disposto a pagare 90 milioni di euro per rilevare le quote di Eurnova sul progetto Tor di Valle

Redazione

Novanta milioni di euro: questa è la cifra che James Pallotta, presidente della Roma, sarebbe pronto a pagare per rilevare le quote di Eurnova del progetto Stadio di Tor di Valle. Negli ultimi giorni ci sarebbe stata una fortissima accelerazione nelle trattative che sembrano vicine a un puto di svolta. Ufficialmente - riporta "Il Tempo" - non ci sono dichiarazioni: le bocche sono cucite e ai piani nobili della Roma la questione Stadio si affronta con serenità e attesa. Dietro le quinte, però, iniziano a chiarirsi le condizioni per le quali la società giallorossa potrebbe subentrare a Eurnova, i tempi e i costi dell'operazione.

Dalle intercettazioni diffuse dopo l'arresto di Parnasi, era emerso che l'immobiliarista stava trattando la cessione di tutto il pacchetto alla Dea Capital (società di gestione del risparmio del Gruppo De Agostini) per 200 milioni di euro. Una cifra consistente ma in cui vi confluivano il progetto Stadio, i terreni di Tor di Valle più altre iniziative immobiliari di Eurnova. Le trattative fra Pallotta e Eurnova si starebbero - condizionale d'obbligo - orientando sui 90 milioni di euro, meno della metà di quanto prospettato con Dea Capital ma decisamente di più del valore del solo terreno che soffre forti oscillazioni: vendere, magari sotto la pressione di eventi esterni, prima della conclusione dell'iter, infatti, comporterebbe un prezzo di una ventina di milioni di euro. Praticamente il saldo dei terreni alla Sais di Gaetano Papalia cui restano da ricevere (tecnicamente vanno al curatore fallimentare) 16 milioni al completamento dell'iter di variante e convenzione più altri 7 a saldo del prezzo pattuito con Parnasi (19 milioni già pagati su 42 totali dei quad 16, appunto, vincolati al perfezionamento dell'iter di valorizzazione).

Non sarebbe, però, la Roma a rilevare le quote e i terreni da Eurnova ma lo farebbe direttamente la Stadio TdV SpA, la società, con sede a Milano in via Montenapoleone, creata apposta per occuparsi del dossier. La società è controllata direttamente dal patron giallorosso, James Pallotta, ma non è fra gli asset di diretta dipendenza del club. In questo modo, la As Roma rimarrebbe al riparo dalle fluttuazioni legate all'andamento del progetto.

Se le trattative andranno a buon fine, difficilmente si potrà avere una conclusione prima di tre settimane. Il che, quindi, darebbe il tempo anche al Campidoglio di ricevere dal Politecnico di Torino la relazione preliminare sulla due diligence sul traffico che il sindaco di Roma, Virginia Raggi, ha voluto dopo la diffusione di un'intercettazione di Parnasi che, dialogando con uno dei suoi collaboratori, lo esortava a non far cenno del problema traffico conseguente al taglio delle opere pubbliche voluto proprio dall'Amministrazione 5Stelle per poter incassare il taglio delle tre torri di Libeskind.

Nel momento in cui dovesse essere ufficializzato il passaggio sotto il controllo di Pallotta delle quote di Eurnova del progetto Stadio e dei terreni di Tor di Valle, sarà necessario vedere anche la reazione del Campidoglio che, però, dovrebbe essere ben felice di proseguire il lavoro. Il primo elemento da chiarire sarà se Pallotta acquisterà direttamente la società Eurnova o se si limiterà a rilevare le sue quote del progetto. In entrambi i casi, il secondo passaggio sarà quello di identificare un nuovo sviluppatore: sia se Eurnova fosse semplicemente assorbita da Stadio TdV Spa sia se quest'ultima acquistasse solo le quote e i terreni, per Pallotta si aprirà la necessità di trovare un nuovo partner in grado di completare gli ultimi step rimasti. Questo significa trovare qualcuno in grado di gestire la redazione, pubblicazione e gestione delle gare europee per le opere pubbliche; predisporre, in cooperazione con la Soprintendenza statale, la campagna di scavi archeologici; effettuare le bonifiche dell'intera area da ordigni bellici, amianto, rifiuti. Per archeologia e bonifiche si tratta di operazioni preliminari all'avvio dei cantieri. Preliminari e obbligatorie che possono richiedere, soprattutto gli scavi archeologici, svariate settimane per essere eseguiti. Per questo l'obiettivo è quello di far effettuare questi lavori nel tempo necessario per pubblicare e poi aggiudicare le gare d'appalto europee. Se effettivamente fra febbraio e marzo si votassero variante e convenzione, occorrerebbero poi 4 o 5 settimane per il check finale sulle carte e la delibera di Giunta Regionale che chiude l'iter. Sei/otto mesi per le gare europee e, al netto di potenziali ricorsi, cantieri apribili per fine 2019.