«I’m not happy». Non è felice James Pallotta, e come potrebbe esserlo? Ha costruito una squadra molto competitiva che finora però ha vinto solo 3 partite su 8 ufficiali giocate, è in ritardo di 4 punti dalla vetta del campionato e in Champions rischia di aver già compromesso la qualificazione con l’inaccettabile sconfitta di Borisov. No, Pallotta non è per niente soddisfatto e si confronta quotidianamente con i suoi uomini di Trigoria per capire cosa non stia funzionando.
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Pallotta: «Diamo tempo a Rudi»
«È il primo allenatore che ho scelto io» ha sottolineato più volte il presidente, per dare ancor più forza al francese che nei programmi della proprietà, grazie anche a un contratto rinnovato fino al 2018, dovrebbe essere il condottiero...
È stato lui in primis la scorsa estate a ribadire la fiducia a Garcia, quando la panchina del tecnico non è sembrata più così solida per qualche giorno, decidendo comunque di affiancargli due nuovi preparatori atletici e un medico. «È il primo allenatore che ho scelto io» ha sottolineato più volte il presidente, per dare ancor più forza al francese che nei programmi della proprietà, grazie anche a un contratto rinnovato fino al 2018, dovrebbe essere il condottiero della squadra a lungo.
Dovrebbe, ma chi può dirlo? Le cose da un anno e mezzo a questa parte sono cambiate parecchio, adesso Rudi non gode più della stessa fiducia di un tempo da parte dei dirigenti, dei giocatori e dell’ambiente. Nell’inevitabile toto-successore si fanno già tutti i nomi possibili, dal disoccupato di lusso Ancelotti (che sogna però il ritorno in Premier) a Montella, che sarebbe felicissimo di riprendersi una panchina solo assaggiata per pochi mesi. Tutta «fuffa» al momento, perché la partita di Palermo non sarà decisiva per il futuro di Garcia, ma la Roma lo ha messo sotto esame. Compreso Pallotta, il «grande difensore» del tecnico, che ora però non può chiudere gli occhi di fronte a certi errori.
«Abbiamo giocatori eccellenti - ricorda James contattato da Il Tempo - adesso Rudi deve sapere chi far giocare insieme a chi». Messa così sembrerebbe una bocciatura dell’allenatore, anche alla luce dell’ultima formazione sbagliata e corretta in corsa a Borisov, quando invece a Trigoria un po’ tutti si aspettavano che Garcia scegliesse sin dall’inizio un terzino più difensivo come Torosidis alle spalle di Florenzi riportato nel tridente offensivo.
Ma il presidente non intende scaricarlo. Anzi: «Rudi può mettere le cose a posto. Deve trovare la giusta combinazione tra la forza e i punti deboli dei singoli calciatori». C’è ancora bisogno di tempo insomma per plasmare una squadra che la scorsa estate è stata di nuovo trasformata. «Sono arrivati diversi giocatori forti - dice Pallotta - e abbiamo preso dei giovani che faranno grandi cose nei prossimi anni».
La fiducia resta, il buon umore tornerà, si spera presto. Per adesso il bostoniano preferisce seguire la situazione da lontano, concentrandosi sugli aspetti del progetto che lo vedono maggiormente coinvolto, come lo stadio e la ricerca di nuovi sponsor e partner. Fino a un paio di settimane fa sembrava certo il suo viaggio in Italia a fine settembre, anche per seguire i Boston Celtics impegnati nell’amichevole di martedì prossimo a Milano con l’Olimpia. Ora il blitz è stato rinviato di almeno un paio di settimane, anche se Pallotta è uno abituato a cambiare e rivedere i suoi programmi di continuo.
«Se verrò allo stadio? No, i tifosi mi odiano... » dice scherzando. E non è certo questo il motivo del viaggio posticipato. Ad «odiarlo» è solo una parte di ultrà della Curva Sud che non hanno dimenticato di esser stati chiamati «fottuti idioti» dal presidente. Il riferimento era a chi «crea problemi» e non certo all’intera Curva. La protesta in corso non aiuta, con i tifosi convinti che la società non li stia supportando a dovere nella battaglia intrapresa contro le misure restrittive del Prefetto Gabrielli. In realtà la Roma non le condivide affatto, ma non può dirlo apertamente.
Meglio usare la diplomazia. Aspettando di essere tutti più «happy».
(A. Austini)
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