Era sulla panchina del Napoli campione d’Italia e vincitore della Coppa Italia nella stagione 1986-87, ma ancor prima di esserne allenatore Ottavio Bianchi aveva vestito per 5 anni la maglia dei partenopei. Lui che sembra la perfetta antitesi del napoletano, lombardo di poche parole, sotto il Vesuvio ci ha lasciato un pezzo di cuore. I due anni a Roma sono stati una parentesi in chiaroscuro, nonostante abbia trionfato anche qui nella Coppa tricolore (1990-91), prima di fare ritorno a Napoli da allenatore e poi dirigente. Oggi, a 72 anni, prova a leggere le carte della sfida per il secondo posto.
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Ottavio Bianchi: «Napoli super, Roma più serena»
Allenatore in passato sia del Napoli che della Roma, oggi prova a leggere le carte della sfida per il secondo posto
«Ma il Napoli - spiega - ha ancora la possibilità di recuperare punti alla Juventus, io non mollerei nessun obiettivo, anche se il ko di Udine e le successive polemiche sulla squalifica di Higuain rischiano di far perdere tranquillità alla squadra. La Roma questa serenità ce l’ha, ha il vento in poppa, mentre per gli altri è un po’ calato il vento».
Chi è più forte?
«Sono due ottime squadre, la Roma sta andando a mille ed è la più in forma del campionato. Il Napoli sta facendo benissimo, ora è in piena polemica, ma penso che abbia le possibilità per reagire: sarebbe un peccato se mollasse in questo momento. Bisogna vedere in che condizioni arrivano allo scontro diretto. Ogni partita può lasciare dei segni».
Chi le piace di più tra Sarri e Spalletti?
«Hanno lavorato bene tutti e due, Spalletti è entrato e ha dato una svolta, favorito da una rosa molto buona. È stato bravo a gestire certe situazioni ingarbugliate. Sarri sta facendo bene e non era facile al primo anno».
Quanto perdono gli azzurri senza Higuain?
«È uno dei migliori centravanti veri al mondo insieme a Lewandowski e Suarez. Il Napoli ha la possibilità di dimostrare che è una buona squadra a prescindere e potrebbe esserci una reazione positiva perché ognuno vorrà fare qualcosa in più, ma con Higuain è tutta un’altra cosa».
Dzeko?
«Non fa reparto da solo, finalizza il lavoro degli altri e prima questo lavoro non c’era. Adesso Spalletti ha trovato altre soluzioni più dinamiche e le sta sfruttando al meglio. È un buon giocatore, ma Roma è una piazza difficile».
Più di Napoli?
«C’è questo maledetto o benedetto derby che sembra sia la partita più importante dell’anno, ma sono solo tre punti se giochi per vincere lo scudetto. Entrambe le squadre hanno un pubblico passionale, sono accomunate dall’amore viscerale dei tifosi».
Chi finirà seconda in classifica?
«Manca tanto tempo, io penso che nemmeno la Juve possa dormire sonni tranquilli. Basta una partita per cambiare indirizzi e umori, anche se le valutazioni dovrebbero essere fatte in generale, ma nel calcio mandano via un allenatore per una sconfitta. Odio quando sento parlare di progetto, lo si fa quando sai che non ci sono i risultati. Per fare un progetto serio ci vuole uno studio, sapere che budget hai, se usi i giovani, se l’allenatore sopporta piazze diverse come queste. Ci sono tanti problemi da analizzare».
Guardando il calendario, dove Roma o Napoli possono perdere punti prima del faccia a faccia?
«Sono sulla carta più forti delle loro prossime avversarie, l’Inter ha dei problemi e forse è più difficile incontrare il Sassuolo in questo momento. È come quando la Nazionale gioca contro la Lettonia o l’Azerbaigian e si dice che è difficile, dai... ».
Per chi tiferà?
«Io non tifo, ma la mia simpatia è per il Napoli, perché ci ho passato una vita».
(E. Menghi)
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