(Il Tempo - A.Austini) Il progetto definitivo sta per arrivare. Poi bisogna superare tutte le tappe amministrative e attendere almeno due anni per costruire la nuova casa della Roma.
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Nuovo stadio in due anni. All’esterno ”Trigoria 2”
(Il Tempo – A.Austini) Il progetto definitivo sta per arrivare. Poi bisogna superare tutte le tappe amministrative e attendere almeno due anni per costruire la nuova casa della Roma.
Nel giorno in cui il club onora il suo passato con la presentazione del museo a Testaccio, si proietta al futuro: le slide sul nuovo stadio avranno un posto nella mostra. «Oggi ho appreso – racconta il sindaco Marino – che tra poche settimane i dirigenti della Roma ci sottoporranno un progetto “cantierabile” e su quello ci esprimeremo. Nell’incontro con Pallotta del 9 dicembre abbiamo visto soltanto un rendering. Aspetti come la cubatura e i servizi non sono disponibili».
Questo non significa che il lavoro sull’impianto di Tor di Valle si sia arrestato. «L’assessore Caudo – conferma Marino - ha lavorato con i tecnici per capire l’impatto sulle infrastrutture e sulla viabilità». Lo stesso Caudo si sbilancia sui tempi: «Gli americani – spiega a Rete Sport - immaginano di costruirlo in 24 mesi dalla posa della prima pietra. Per l’inizio del lavoro il progetto: si tratta di un “master plan” per tutta l’area. Non si farà solo calcio ma sarà possibile anche organizzare eventi, spettacoli e sarà possibile assistere agli allenamenti in tutta la zona dei campi-pratica». Sì perché la Roma vuole trasferire a Tor di Valle il suo quartier generale. «Attorno all’impianto nascerà quella che gli americani chiamano “Trigoria 2?, con una parte destinata a ospitare squadre europee che vengono a fare stage formativi». Le idee ci sono, i soldi in qualche modo si troveranno anche grazie all’advisor finanziario Goldman Sachs. «Pallotta ha parlato di un investimento di 1 miliardo di euro» annuncia Marino. Il business plan prevede il coinvolgimento di aziende mondiali, dal prossimo sponsor tecnico Nike, alla Disney che potrebbe contribuire agli spazi commerciali, fino a un partner a cui affidare i servizi digitali. Samsung o Apple, ad esempio. In America, dove il progetto fa base, prosegue anche la ricerca dello sponsor a cui vendere i «naming rights»: il nome dello stadio può fruttare oltre 100 milioni.
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