rassegna stampa

«No allo stadio!». E il Campidoglio va in tilt

La Regione diffonde una nota nella quale comunica la consegna di un parere non favorevole al progetto da parte del Comune

Redazione

Formalmente il parere unico del Comune sul progetto dello Stadio della Roma di Tor di Valle non è favorevole. A un esame sommario e superficiale, questo potrebbe sembrare il de profundis per l'intero progetto sognato da Pallotta di dare alla Roma un impianto tutto suo. In realtà, quando si vanno a leggere le carte, si capisce che è un modo per Berdini di avere una pistola carica sul tavolo delle trattative con i giallorossi.

Anche perché nel tardo pomeriggio,il Campidoglio diffonde una nota in cui si riafferma la volontà di andare avanti sul progetto, seguito dai proponenti che «conservano fiducia» in una conclusione positiva. E con l'assessore regionale, Michele Civita, che ribadisce a chiare lettere: «La Conferenza si Servizi deve valutare esclusivamente i pareri unici dei vari enti che sono già arrivati e che arriveranno nei prossimi giorni. Questa valutazione la farà appena saranno arrivati tutti i pareri. Il resto sono parole che non possono in alcun modo incidere sull'iter amministrativo di valutazione del progetto definitivo».

Andiamo per ordine. Nel pomeriggio di ieri, la Regione diffonde una nota nella quale comunica la consegna di un parere non favorevole al progetto da parte del Comune. E, sul sito istituzionale, nella sezione dedicata alla trasparenza sul Tor di Valle, inserisce tutta la documentazione relativa.

Effettivamente, il documento di base, il parere unico firmato dal nuovo rappresentante di Roma Capitale, l'ingegner Fabio Pacciani, riporta testualmente: «Il Progetto definitivo risulta non idoneo». E vengono elencate una serie di carenze e lacune. Sommariamente: si parte dalla sicurezza, sia stradale che per il rischio idraulico; si prosegue con questioni di funzionalità delle opere progettate, parcheggi, trasporto pubblico, viabilità. Si passa a carenze documentali, sia sulla viabilità che sul commercio, le relazioni urbanistiche ed edilizie, le opere idrauliche e strutturali. «Per quanto sopra esposto - prosegue il testo - il Parere Unico di Roma Capitale sul progetto definitivo non è favorevole». Dopo di che, l'ingegner Pacciani aggiunge quali sono le condizioni perché il parere stesso divenga favorevole: assicurare adeguati livelli di sicurezza stradale, completare la documentazione progettuale, colmare le carenze di contenuti e, infine, ridefinire il perimetro delle zone soggette al rischio idraulico. E già questa è una sorpresa: più che un no, quello del Comune appare decisamente come un «sì con prescrizioni».

La sorpresa aumenta andando a leggere, però, i singoli pareri dei diversi dipartimenti interessati: sono praticamente tutti favorevoli, quasi sempre con prescrizioni. Partiamo dal Dipartimento ambiente che esprime parere favorevole con una serie di condizioni; analogo discorso per il Dipartimento Commercio: sì, con prescrizioni. Anche lo stesso Pacciani, per la sua Direzione di competenza, esprime un sì condizionato: «Per quanto riguarda gli aspetti urbanistici ed edilizia di competenza, si potrà determinare l'assenso al progetto al verificarsi delle condizioni e nel rispetto delle prescrizioni di seguito indicate».

Stessa cosa anche dalla Sovrintendenza comunale: il parere è favorevole con la richiesta di «valorizzare, anche parzialmente e mediante riproposizione in luogo adiacente, delle tribune dell'Ippodromo». Per il Dipartimento Lavori Pubblici, che ha esaminato tutte le opere pubbliche inserite nel progetto, per ciascuna di esse (ponti, raccordi, strade, stazioni, fossi) il parere è favorevole con prescrizioni. Unico parere contrario espresso è quello al sottopasso di via Luigi Dasti perché non sono ancora stati realizzati i sondaggi geologici. La nota più stringente è quella del Dipartimento Mobilità: in questa nota si evidenziano alcune carenze progettuali,sopra tutte quella delle simulazioni dei flussi di traffico considerate non complete, e vengono fornite alcune indicazioni specifiche di grande importanza. La prima è sulla questione trasporto su ferro.

Il 22 dicembre scorso i proponenti presentano uno studio di fattibilità della Roma-Lido. Questo, visto che, alla fine, il Comune a guida pentastellata ha deciso di optare per la Roma-Lido e non per il prolungamento della metro B come avrebbe voluto Marino. Il progetto viene considerato «condivisibile» dal Dipartimento, da Atac e da Agenzia per la Mobilità «in quanto rappresenta la soluzione che meglio risponde alle esigenze dell'utenza» e prevede che i proponenti acquistino 7 nuovi treni per portare la disponibilità totale del parco vetture della linea a 17 convogli in totale. E viene esaminato anche l'impatto del Ponte dei Congressi, prescrivendo, di fatto, che l'asse via del Mare via Ostiense sia unificato da viale Marconi al Raccordo. Insomma, anche qui, tante prescrizioni, ma nessun vero «no».

Quasi un triennio e, per il progetto dello Stadio della Roma di Tor di Valle, e, quasi quasi, si sta ancora al punto di partenza. O quasi. Saltando il periodo finale dell'Amministrazione Alemanno, durante il quale vennero avviate le trattative con il Campidoglio in merito alla localizzazione dell'area sulla quale realizzare la futura casa giallorossa, la partenza effettiva fa data dal 29 maggio 2014. Quel giorno, la Eurnova, società del Gruppo Parnasi, trasmise al Comune lo Studio di fattibilità dello Stadio. Un dossier ancora embrionale: in sostanza, l'idea progettuale è di realizzare a Tor di Valle, nell'ansa del Tevere dove oggi sorge il vecchio ippodromo in disuso, uno stadio da 52mila posti, un centro sportivo dove far allenare la prima squadra, una serie di esercizi commerciali. I proponenti si offrivano di costruire anche alcune opere pubbliche per le quali «mettevano»50 milioni di euro, chiedendo in cambio cubature per oltre 1 milione e 100mila metri cubi.

Con queste cubature, avrebbero realizzato tre torri e un hotel. Mentre a luglio viene convocata la Conferenza di Servizi preliminare per decidere su questo studio di fattibilità, partono anche delle serrate trattative fra il Comune di Roma e i proponenti. Il sindaco, Ignazio Marino, e l'assessore all'Urbanistica, Giovanni Caudo, vanno addirittura negli Stati Uniti per trattare con il patron giallorosso, James Pallotta. Alla fine,viene trovato un accordo di massima: intanto, la proprietà del futuro Stadio viene legata per 30 anni alla proprietà della società sportiva, pena il versamento al Comune di una penale di quasi 200 milioni di euro.

L'accordo, poi, prevede una sensibile riduzione delle cubature, scese da oltre 1 milione e 100 mila a 974 mila metri cubi in totale e un consistente aumento delle opere pubbliche che passano da un valore di 120 milioni di euro in totale a 200 milioni. Il 4 settembre,sulla base di questo accordo e dell'esito della Conferenza di Servizi preliminare, la Giunta Marino approva la pubblica utilità dell'opera e la porta in Consiglio comunale per l'approvazione definitiva, dopo i passaggi ai Municipi e nelle Commissioni consiliari. Finalmente, il 22 dicembre 2014, 8 mesi dopo l'inizio formale dell'iter, l'Assemblea Capitolina approva il pubblico interesse, con la delibera 132. Voto contrario venne espresso, all'epoca, dalla pattuglia dei 4 consiglieri 5Stelle e, cioé, Virginia Raggi, Daniele Frongia, Marcello De Vito e Enrico Stefàno.

Passano i mesi e, finalmente, il 15 giugno del 2015, i proponenti depositano in Campidoglio una bozza del progetto definitivo. Dopo tre settimane di esame, il Comune trasmette alla Regione questa bozza ma contemporaneamente allega una relazione in cui il progetto viene respinto per una serie di carenze documentali. E,infatti, la Regione, dopo poco, spedisce una lettera ai proponenti evidenziando la necessità di predisporre ben 101 integrazioni. Passano altri mesi, 11 in totale, e il 30 maggio 2015, finalmente,viene depositato il progetto definitivo.

Solo che, nel frattempo, il sindaco Marino si è dimesso, la Giunta è caduta ed è stato nominato il Commissario Straordinario, nella persona del prefetto Tronca. Di lì a pochi giorni, poi, arrivano le elezioni comunali. Sono settimane convulse di campagna elettorale e lo Stadio entra di prepotenza nell'agone politico quando, improvvidamente, la candidata sindaco, Raggi, a Radio Radio annuncia la sua volontà di cancellare la delibera di pubblico interesse. E, poco dopo, annuncia in Paolo Berdini, urbanista noto per la sua assoluta contrarietà al progetto Tor di Valle,il futuro assessore all'Urbanistica. Virginia Raggi vince le elezioni e Berdini entra da Assessore. E per il progetto iniziano le peripezie. Il 30 agosto 2016 il Comune spedisce il progetto in Regione. Ma, per l'assessore regionale all'Urbanistica, Michele Civita, manca la conferma del pubblico interesse. Inizia un tira e molla mediatico con il Comune che si conclude il 6 settembre: il Campidoglio effettua un secondo trasferimento di atti alla Regione Lazio che opta per la convocazione della Conferenza di Servizi decisoria. Partono i 180 giorni di tempo in totale che la legge assegna alla Conferenza per concludere i suoi lavori e il 5 novembre viene dato l'avvio ai 90 giorni per la parte decisoria della Conferenza stessa. A fine gennaio, quindi, si sarebbe dovuti giungere alla chiusura dei lavori sul progetto ma, non avendo il Campidoglio fatto altro che chiacchiere senza che seguissero atti ufficiali, viene richiesta una proroga di 30 giorni. La motivazione è debole (esaminare la Convenzione urbanistica) ma dalla Regione accettano.

(F.M.Magliaro)