rassegna stampa

Un marziano a Roma

Nonostante il periodo opaco della Roma, Pallotta si dice ottimista e respinge al mittente le critiche all'allenatore ed alla squadra. Intanto oggi sarà a Roma

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Chi si sorprende non ha ancora imparato a conoscerlo. Pallotta aveva lasciato la Roma eliminata dalla Champions, a due mesi di distanza torna in Italia e la ritrova incapace di vincere, costretta ad archiviare il discorso scudetto ancor prima dello scontro diretto con la Juve, fuori dalla Coppa Italia e pericolante in Europa League. Un mezzo disastro, viste le premesse della stagione. Ma il presidente, ancora una volta, si mostra fiducioso, per nulla ansioso e sorpreso dalle critiche. Una sorta di marziano venuto dall’America che, probabilmente, questa città non comprenderà mai fino in fondo.

Conclusa la sua colazione istituzionale a Milano, gli chiedono un parere sulla crisi. Quale crisi, si chiede Pallotta. «Abbiamo perso partite? No. E allora qual è il problema?». Parole un po’ sarcastiche, un po’ di sfida, perché ormai il bostoniano si è fatto una certa idea su chi sia il «colpevole» del disfattismo tipico dell’ambiente romanista. «Il problema c’è solo per i media, sono loro a crearlo - spiega il presidente - i tifosi non mi dicono queste stupidaggini... La maggior parte delle persone la pensa diversamente, ne ho incontrate una trentina qui a Milano e secondo loro è tutto a posto. A vedere un problema sono pochi tifosi che forse tifosi non lo sono neppure». Insomma chi contesta non vuole il bene della Roma. «È laziale» arrivò a dire Garcia appena insediato. Un anno e mezzo dopo il concetto viene ribadito dalla proprietà.

Secondo l’ottimista a prescindere Jim, «la squadra ci sta provando e si tratta solo di un momento. Siamo ancora secondi in classifica». Vaglielo a spiegare a una piazza assetata di successi dopo troppe stagioni concluse a mani vuote. Ma Pallotta non ha questo assillo e non sa più come spiegarlo. «Ogni anno l'obiettivo è vincere lo scudetto. Non ce la faremo stavolta? Non vedo quale sia il problema, qualche volta lo puoi vincere altre no». E allora figuriamoci se Garcia verrà messo in discussione. «L'anno scorso Rudi era per tutti un dio è adesso è diventato un diavolo? Non credo sia così, ci sono stati tanti pari ma torneremo a vincere».

C’è bisogno di farlo domani a Rotterdam, dove Pallotta, salvo sorprese, non ci sarà. Oggi arriverà a Roma quando la squadra sarà già in partenza per l’Olanda accompagnata dagli altri dirigenti rientrati ieri alla base. L’incontro con i giocatori è rinviato alla vigilia la sfida con la Juve, nel frattempo troverà modo di parlare con Marino dello stadio e non ancora con Zingaretti: in Regione non vogliono fissare meeting informali prima della presentazione dei progetti definitivi. Col sindaco ci sarà modo di parlare della devastazione olandese della città. «È stato disgustoso - aggiunge Pallotta sugli ultrà del Feyenoord - devono pagare i danni ma vendicarsi sarebbe stupido. Spero che i tifosi della Roma non facciano altrettanto: loro sono civili, non sono preoccupato». Ora dategli ragione. Almeno su questo.