La notte tra il 25 e il 26 agosto del 1993, quando la biblioteca della sua città natale, Sarajevo, bruciò con tutti i suoi libri, Edin Dzeko aveva 7 anni. Un bambino travolto dall’orrore della guerra. A circa 200 chilometri di distanza, a Slavonski Brod, in Croazia, proprio al confine con la Bosnia, gli occhi di un suo coetaneo guardavano, dall’altra parte della barricata, lo stesso orrore. Quel bambino si chiamava Mario Mandzukic.
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Mario e Edin, amici con la guerra negli occhi
Non basterebbe un romanzo per raccontare la storia di questi due ragazzi. Divisi dalla guerra, uniti e nuovamente divisi dal calcio. Oggi pomeriggio si ritroveranno all’Olimpico
Non basterebbe un romanzo per raccontare la storia di questi due ragazzi. Divisi dalla guerra, uniti e nuovamente divisi dal calcio. Amici, compagni e oggi, sul prato dell’Olimpico, avversari in un Roma-Juventus che, soprattutto grazie a loro, sarà comunque di più di una partita di calcio.
Mario ed Edin hanno molte cose in comune, oltre ad essere nati nel 1986. Entrambi sono il prototipo del centravanti. Fisico possente, forti di testa, «fastidiosi» per qualsiasi difensore. Entrambi sono molto legati al loro Paese e hanno dato lustro alle rispettive Nazionali. Mandzukic, anche per testimoniare il legame con la sua terra, si è tatuato sul polpaccio una preghiera in croato all’Angelo custode. Dzeko ha vestito la fascia da capitano ed è il migliore realizzatore di tutti i tempi della Bosnia.
Eppure la guerra nei Balcani l’hanno vissuta in modo diverso (e forse per questo ne sono stati diversamente segnati). Nel 1996 Mario fuggì con la sua famiglia in Germania dove trascorse tutta la sua adolescenza. Edin, invece, rimase a Sarajevo ed è lì che, nel 2002, iniziò la sua carriera da calciatore.
Di quel periodo racconta sempre la volta in cui la mamma lo chiuse in casa e gli proibì di andare a giocare nel campetto che frequentava sempre con i suoi amici. Quel giorno il campetto venne bombardato e lui si salvò. Da «sopravvissuto», nel 2007 arrivò in Germania, al Wolfsburg. Ed è lì che, anche dall’agosto 2010 al gennaio 2011, la sua strada si incrociò con quella di Mario. Compagni di squadra per cinque mesi.
Le statistiche, che per loro natura sono asettiche e quindi «brutali», raccontano che Dzeko in quel breve periodo, tra coppe e campionato, collezionò 19 presenze e 11 gol. Mandzukic, invece, in tutta la stagione 27 e 8 reti. Forse per questo Edin lasciò la Germania pronto per esordire nella Premier League con il Manchester City, mentre Mario dovette attendere ancora un anno per ottenere la sua «consacrazione» con la maglia del Bayern Monaco.
Oggi pomeriggio si ritroveranno all’Olimpico. In una partita che per quasi tutti è sfida scudetto. In una gara che è già decisiva. In una sfida che, negli ultimi anni, è stata spesso «guerra» di nervi, accuse, colpi più o meno proibiti fuori e dentro il campo. Ma per loro, che la guerra, quella vera, ce l’hanno negli occhi da quando erano bambini, sarà sempre e solo un gioco.
(N.Imberti)
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